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Lo chef Enrico Schettino lancia un appello alla categoria della ristorazione : “Aiutiamo le istituzioni ad aiutarci”

Lo chef Enrico Schettino lancia un appello alla categoria della ristorazione : “Aiutiamo le istituzioni ad aiutarci”

Occorre a far sentire protetto oltre che accolto il cliente

Autore: Harry/martedì 6 ottobre 2020/Categorie: Eventi

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Se aiuti gli altri, verrai aiutato. Forse domani, forse in futuro, ma verrai aiutato. Dopo il verbo “amare” il verbo “aiutare” è il più bello del mondo. Se ognuno di noi aiutasse il proprio vicino, nessun uomo resterebbe privo di aiuto.

“Aiutiamo le istituzioni ad aiutarci” è il suggerimento più attuale in questo periodo in cui ci viene chiesto di prestare la massima attenzione per tutelare noi stessi e chi ci sta vicino. A seguito dell’ultima Ordinanza della Regione Campania, che limita gli orari di accesso ai locali dei pubblici esercizi, l’inevitabile tam tam di pro e contro ha già diviso la categoria della ristorazione in allarmisti e fiduciosi.

Tra i secondi, il titolare della catena Giappo, Enrico Schettino, ha lanciato subito un appello ai suoi colleghi affinché s’impegnino non solo a rispettare quanto prescritto ma anche, come già suggerito giorni fa, ad investire di propria iniziativa in una serie di accorgimenti tesi a far sentire protetto oltre che accolto il cliente. E, naturalmente, al presidente De Luca affinché tenga nella giusta considerazione gli sforzi di una categoria già danneggiata dal lockdown.

“E’ chiaro – spiega Schettino – che tutti temiamo una nuova chiusura delle nostre attività, e che questa ordinanza ci ricorda una brutta pagina della nostra storia imprenditoriale. Premetto che con 15 locali e due scuole in Campania, oltre a quelli nel resto d’Italia, sarò verosimilmente tra i più colpiti. E tralascio il danno economico che ho motivo di temere in considerazione delle numerose richieste di nuove aperture ricevute in questi mesi, e che oggi potrebbero subire uno stop.

Ma proprio per evitare di rivivere quei giorni, dobbiamo far sì che il pubblico percepisca la serietà delle nostre attività, che sono certamente a fine di lucro ma non a discapito della salute del cliente. Ben venga, in questa logica, qualsiasi iniziativa intrapresa dalla Regione Campania o dal Governo per evitare inutili assembramenti, perché di questo si parla: chiedere di non chiudere troppo tardi è più che ragionevole visto il pericolo incombente. Ma se vogliamo evitare una facile demonizzazione della categoria, rendiamoci tutti parte attiva e meglio ancora propositiva nella lotta al Covid  19”.

In questa logica, Schettino aveva già proposto un “decalogo anti - virus del ristoratore”, dieci semplici regole per tutelare clienti e dipendenti, da aggiungere a quelle già in essere.

“Una bozza in continua evoluzione – spiega Schettino – che potrebbe divenire una sorta di laboratorio di idee condivise da sottoporre, anche tramite le associazioni di categoria, a chi ha il diritto e il dovere di vigilare sulla nostra salute e sulla nostra economia.

 

La prima è: sedute a norma Covid. Ovvero: distanziate, come già previsto, o ancor meglio chiuse in alcuni lati affinché sia garantita la distanza tra i posti a sedere senza possibilità di contatto alcuna con gli altri gruppi di avventori. Se possibile, prevedere anche sale privé riservate, per tavoli da 4/8 posti.

Seconda regola: pagamenti solo con carte o bancomat. Banconote e monete infatti è noto che rappresentano un pericoloso vettore del virus.

Terzo punto: eliminare i cosiddetti “porta conti”, oltre i menu.

Quarto: cucine totalmente a vista. È necessario infatti che l’utente possa vedere cosa fanno i camerieri in sala, così come gli chef in cucina.

Quinto: far eseguire tamponi mensili ai propri dipendenti, supportati economicamente con un credito d’imposta.

Sesto: obbligo di mascherina per l’utente mentre si prende l’ordine, anche se si è seduti al tavolo. Il cliente deve rispettare il cameriere, e viceversa.

Settimo: bicchieri e posate monouso, sia che siano forchette sia che siano bacchette.

Ottavo: delivery con doppia confezione. Quella esterna va eliminata dal rider al momento della consegna, senza mai toccare quella interna.

Nono: pulizia della sala e dei bagni più frequente, con i santificanti autorizzati

Decimo: eliminare strutture o macchinari che possano agevolare la diffusione.

“A questa logica di sicurezza per il cliente ho già improntato il nuovo locale/tipo Giappo – conclude Schettino – a partire dal locale di Chiaia che a breve avrebbe festeggiato i suoi primi dodici anni di vita : niente festeggiamenti, ma look e menù nuovi di zecca con tutto quel che costa, in un momento non certo sereno. Ma ai miei colleghi che mi chiedono consiglio su come incrementare le vendite dico: la sicurezza percepita è la miglior forma di pubblicità, oggi più che mai”.

Nel caso specifico di Giappo, sono già stati attuati molti di questi punti, spiega Schettino: “abbiamo rinunciato al tradizionale nastro trasportatore, che era senz’altro tipico e perché no divertente per il cliente – continua l’imprenditore - ma oggi diventa un possibile conduttore del virus visto che lungo il nastro scorrevole l’avventore vede passare dei piatti già pronti che può prendere direttamente. Siamo stati i primi a portarlo in Italia, siamo stati i primi ad eliminarlo”, continua Schettino che per Giappo ha creato un prototipo di seduta chiusa lateralmente, in modo da non avere contatti con chi è seduto alle proprie spalle ed ha dato una maggiore spinta al delivery prevedendo confezioni a norma che mantengano anche la temperatura e prodotti adatti alla richiesta elevata di consegne che già si avverte e che, presumibilmente, aumenterà nei prossimi mesi. In controtendenza con la paura di investire Schettino ha appena lanciato un nuovo format, dopo Giappo e Giappoke: il Bao Burger, un panino di pesce realizzato “in casa” che garantisce ulteriormente il cliente non essendo stato manipolato o trasportato da più soggetti.

H  di  P

 

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Harry

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