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Basilico a Natale: libro di ricette e sentimenti

Basilico a Natale: libro di ricette e sentimenti

Autore: Vera De Luca/lunedì 4 febbraio 2013/Categorie: Info e News

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Il libro di ricette, ma soprattutto di sentimenti è “Basilico a Natale”, edito da Giammarino, che nasce per una esigenza personale di Rosi Padovani di ritrovare una dimensione nuova e diversa di intimità. I racconti prendono spunto dai suoi ricordi adolescenziali ed alla successiva maturità.

Il titolo intrigante quanto non mai proviene dall’ultimo racconto, che ne svela il significato: «amo le sfide - dice l’autrice - anche quelle impraticabili e folli come scrivere un libro di racconti autobiografici a 55 anni, adoro le contraddizioni, gli opposti, le cose impossibili, proprio come una pianta di basilico nel freddo di dicembre. Ho sentito il bisogno di fermare il tempo ed il pretesto mi è stato dato proprio dai miei figli, quando si sono allontanati dalla “casa”, nella richiesta di ricette per risolvere la quotidianità indipendente, ma anche per far sentire in modo campanilista agli amici i profumi e i sapori della propria terra. Alle ricette allegavo sempre qualche aneddoto di vita familiare, per non spezzare il filo». E poi una catena di amici le ha permesso di far venire alla luce questa sua creatura.

Ci dice la Padovani: « Tutto è nato grazie alla spinta dell’amico Roberto Azzurro, attore eccellente, che mi ha presentato Antonio Mocciola, scrittore e giornalista, che mi ha presentato l’editore Gino Giammarino, al quale ho presentato il maestro Lello Esposito, che con le sue “maschere” di Pulcinella ha dato risalto e vita ai miei racconti».

“Basilico a Natale” si offre alla lettura con argomenti davvero nuovi come poter usare il basilico, un’erba aromatica piacevole che ci parla dell’estate, a Natale in pieno inverno «quando è forte la tradizione - dice l’editore Gino Giammarino - di vedere unita la famiglia in un clima conviviale e di amicizia».

Sapori e profumi si dischiudono per riportarci alla mente momenti, luoghi e persone che hanno avuto un significato, si sono impressi nel nostro vissuto e attraverso le ricette riprendono vita. Ogni racconto è legato a qualche episodio della sua vita. Ad esempio “Angelina” ricorda alla Padovani le lunghe estati di villeggiatura a Sorrento, la spensieratezza dell’infanzia e dell’adolescenza, i primi amori; “Alba” è legato al ricordo del suono della pasta brioche che sua nonna sbatteva sul tavolo per lavorarla; “ La zuppa di latte” è-tutto-dedicato-alla-madre. Sono sensazioni di vita familiare che si rinnovano, prendono forma e forza, sapori qualche volta dimenticati, da riscoprire, atmosfere ricreate con alla base la passione per la cucina. «Attraverso il gustare una pietanza in una frazione di secondo possiamo rivivere sensazioni, ricordi ed emozioni esattamente come li abbiamo percepiti allora. Per esempio per me - dice la scrittrice -  un effetto sedativo lo hanno le fette biscottate ammollate nell’orzo… proprio così, ammollate, e non con il caffè, perché le fette biscottate nelle bevande calde si spugnano proprio! E’ terribile a pensarci, ma quel gusto indescrivibile è il ricordo di mia madre accanto a me piccolina, ammalata di epatite, ed è una sensazione dolcissima di protezione! »

 La Padovani, che è al suo primo libro, ha un altro grande interesse, il teatro, passione che condivide con Maria Varriale de Curtis, compagna di avventura del progetto “Il teatro in Cucina”,  che le vede entrambe anche innamorate della cucina.
Si tratta di un format nuovo e vincente, prodotto da “Loro di Napoli”, dove i personaggi si incontrano e si scontrano mentre cucinano realmente sulla scena i piatti tipici della tradizione napoletana. Sono nate così le commedie: “La Genovese”, il ”Ragù” ed il “Sartù” (che sono stati tra i lavori scelti dal Napoli Teatro Festival), la “Parmigiana di Melanzane - Culture a Confronto” (presentata al Forum Universale delle Culture di Napoli). Gli attori mentre spiegano ricette, dosi e procedimenti, danno vita ad una storia, così, ne “La Genovese”, Livia (Federica Aiello) si accorge che Marzio (Giancarlo Cosentino) l’ha tradita, e tagliando e cucinando, con l’aiuto anche del pubblico, si conoscono a fondo, affrontano e poi risolvono una profonda crisi coniugale, con tanta passione e anche leggerezza e ironia; nel “Ragù”, Anna (Antonella Morea) aiuta Livia (Federica Aiello)  a risolvere un problema di cuore, ha scoperto che il fidanzato è diventato omosessuale, e grazie alla profonda amicizia tra le due donne, impara ad accettare la diversità, anzi viverla come valore aggiunto, facilitate da un ragù un po’ esoterico, fantastico, pazzo e magico come la nostra città; nel “Sartù”, un intero condominio condotto da una portinaia (Gea Martire) e il suo amico avvocato (Roberto Azzurro) si vedrà costretto a risolvere un problema tutti insieme, superando diversità e pregiudizi.
La cucina e la convivialità sono importantissime per l’autrice. «Non potrei vivere - ella afferma - senza il calore della famiglia e l’affetto degli amici. E poi quando si è in compagnia sembra che tutto sia possibile, se poi ci mettiamo anche una bella tavola e un bicchiere di vino…il gioco è fatto».
Nei racconti, ma anche nel teatro, nelle commedie che la Padovani scrive, dove ogni ricetta rappresenta una storia, la cucina è il perno, gli ingredienti sono la metafora dei sentimenti e talvolta di profondi cambiamenti; ma la cucina è anche fantasia e creatività, attraverso cui si libera l’inventiva, il divertimento e lo sfogo.

                                                                                                 
Vera De Luca
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