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Dalla grande tradizione vinicola dell’isola d’Elba

Dalla grande tradizione vinicola dell’isola d’Elba

Autore: Vera De Luca/mercoledì 24 aprile 2013/Categorie: Territori , Toscana

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Esistono luoghi nella nostra bella Italia dove c’è una piena resistenza al fast-food, alla ristorazione cinese, alla dieta macrobiotica. Uno di questi luoghi è l'Elba, dove accanto a locali dove si consumano pasti veloci, non mancano ristoranti dove ancora vengono serviti piatti preparati secondo le regole della tradizione. L'Elba risente, come un po’ tutte le isole, dell’influenza marinara, eccetto alcune varianti che si rifanno alla cucina toscana. Si tratta di una cucina povera, come solo poteva essere quella di una terra abitata da contadini, minatori e pescatori.

I piatti tipici di quest'isola, che ha conosciuto la prosperità solo in tempi relativamente recenti, si basano sulle risorse offerte dall'ambiente, ma necessitano di due ingredienti ritenuti indispensabili alla loro buona riuscita: la semplicità e la frugalità.

Gli altri ingredienti sono quelli che nelle varie stagioni provengono dalla terra e dal mare. Fra i piatti marinari, oltre al cacciucco, regina delle zuppe di pesce; c’è la zuppa di granchi come anche quella di granite, piccole chiocciole molto saporite, che si raccolgono sugli scogli e quella di baccalà e porri selvatici; il riso nero di totano; la pasta al sugo di acciughe fresche. Fra i piatti contadini si ama preparare la minestra di cicerchie, la minestra di cavolfiore, la minestra di fagioli,  la minestra di lumache. C’è da ricordare che nei piatti della cucina elbana si fa buon uso di aglio, di peperoncino, di cipolla, di sedano e di carota e tra le piante aromatiche che sono usate per insaporire le pietanze ci sono: il basilico, il rosmarino, la nepitella, il finocchio selvatico, il ginepro, l'alloro, la salvia, il timo, la maggiorana, tutte presenti sull’isola. 

Fra i dolci: la schiaccia briaca e la schiaccia ai fichi secchi mentre più tipicamente elbana sono gli struffoli al miele, la sommadura, un pane ottenuto dall'impasto di farina di grano e patate.  Siamo andati alla scoperta di questa realtà culinaria dell’isola d’Elba sulla scia dei Relais du Silence di Seh, il primo gruppo cooperativo europeo multimarca di alberghi indipendenti, che ha presentato la nuova Guida 2013 (www.relaisdusilence.com) che comprende le 200 strutture alberghiere distribuite in dieci paesi europei (22 di queste sono in Italia). Nell’occasione Stéphane Barrand, direttore generale della Société Européenne d’Hotellerie  ha ricordato i concetti cari alla catena alberghiera che si basano sulla tranquillità ed il rispetto per l’ambiente, favorendo un soggiorno di relax; sullo stile personalizzato, elegante, confortevole; sulla gestione quasi sempre familiare dove i proprietari si occupano direttamente dell'andamento della “casa”, ricevendo personalmente gli ospiti. Mai un relais è uguale all’altro.

La diversità delle architetture e della posizione ne fanno un insieme dal fascino assolutamente unico. «In un ambiente propizio alla meditazione - dice Barrand - si potrà ritrovare se stessi circondati da una natura incontaminata, rassicurante e distensiva». La scelta dei nuovi alberghi italiani da associare deve essere frutto di meticolosità e «deve rispondere ai requisiti richiesti dal gruppo che ha permesso ai Relais du Silence di ricevere nel 2009 il marchio di Qualità Turismo dal Ministero del Turismo francese», così Enrico Ieri,  Direttore per l’Italia della Seh United Hoteliers. La catena di hotel di charme francese, è stata presentata dalla Seh United Hoteliers con la collaborazione di Atout France Italie, l’Ente del Turismo Francese (www.rendezvousenfrance.com), rappresentato dalla Responsabile per i Media, Barbara Lovato. L’evento ha inteso far conoscere le strutture tutte immerse nella natura che offrono soluzioni uniche di soggiorno, di livello medio – alto. Ad essere privilegiati come soci sono le case patrizie, le ville, i castelli, le fattorie, i mulini, gli antichi "alberghi di posta", gli chalets, tutti accoglienti e dotati di fascino e di confort. A fare da padroni di casa sono state due strutture alberghiere dell’isola, l’ “Hotel Sant’Andrea” tel. 0565908006  (www.hotelsantandrea.com), associato già da qualche anno ai Relais du Silence, che si trova sulla costa settentrionale dell'isola a circa 30 km da Portoferraio e “La Tenuta delle Ripalte” tel. 056594211 (www.tenutadelleripalte.it), situata nel comune di Capoliveri sull’estremità sud-orientale dell’isola, che è entrata a far parte dei Relais du Silence, proprio da poco, insieme ad altre due strutture del Sud Italia, il Relais Pian delle Starze a Marina di Camerota, nel cuore del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed il Mirador Resort situato in Puglia a Laureto, una frazione di Fasano.

La famiglia Garbati, titolare del Sant’Andrea, da quindici anni ha deciso di puntare sull’accoglienza. La posizione dell’albergo è straordinaria e permette di affacciarsi su un golfo che si contraddistingue per le acque cristalline ed i fondali dai mille colori. La caratteristica dell’albergo è di essere a conduzione familiare dove regna la cordialità e l’ amore per i piccoli e i grandi dettagli  che fanno da cornice a quest'ambiente che sa trasmettere pace e tranquillità. Ad aiutare in cucina il capofamiglia Sauro, che è poi lo chef della Casa, è la figlia Serena mentre Elisa e la moglie Teresa si occupano dell’accoglienza. Per passare una piacevole serata, gustando la cena a lume di candela, si potrà anche richiedere il Menù Ristorante "à la Carte". Si tratta di piatti unici della cucina povera tradizionale, ma di gran gusto, che ricorda l’ isola d’Elba di molto tempo fa, quando a cucinare erano le mamme o le nonne e tutto si faceva in casa! Particolarmente amata dagli ospiti è la terrazza - giardino panoramica che si affaccia sull'incantevole baia di Capo Sant'Andrea.

La cucina e, come poteva non esserlo, è il fiore all’occhiello di Casa Garbati, per l'elevata qualità proposta, per la creatività e per la presentazione di piatti tipici locali.  La Tenuta delle Ripalte, di proprietà oggi di Paolo Ederle e diretta da Riccardo Pironi è il più recente associato. Si arriva dopo aver attraversato la cittadina di Capoliveri e dopo nove chilometri di strada panoramica e sterrata che oltrepassa le miniere di Monte Calamita, che hanno una storia millenaria da raccontare, dal tempo degli Etruschi fino al 1980, anno di chiusura dell’attività. Il giacimento si affaccia sulla punta del monte, accanto alla baia di Remaiolo, una delle spiagge più famose dell’Isola d’Elba, fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed è protetta dall’ Unesco per la varietà e la qualità dei suoi minerali.  La Tenuta delle Ripalte di 450 ettari è poco distante ed è caratterizzata dal colore della terra arrugginita che contrasta con le verdi chiome dei pini. Non a caso è stata scelta a far parte degli Hotel Relais du Silence in quanto per arrivare sin qui ci si lascerà  alle spalle tutto lo stress della vita moderna. È circondata da 12 chilometri di costa, con spiaggette, cale e scogliere.

Nel cuore di un verde altopiano sorge la villa ottocentesca, che fu dimora estiva dal 1896 del marchese Tobler che amava la coltivazione della vite. L’intero comprensorio, che rappresentava la più grande azienda agricola dell’Elba, fu poi abbandonato dai successivi proprietari e solo nel 1977 fu rilevata dall’attuale società “Tenuta delle Ripalte” che l’ha trasformata in struttura turistica. Le cinque fattorie agricole e la villa padronale furono ristrutturate con le altre ville vicine. Nell’insenatura di Calanova, all’ombra di antiche querce di sughero, c’è poi il ristorante “Calanova”, dato in gestione dalla proprietà, affidato alla cura dello chef veneto Matteo Cantarella che consente di pranzare e cenare secondo la tradizione elbana.  La Tenuta oggi può contare sui quindici ettari di nuove vigne che producono l’ Aleatico, il passito della tradizione elbana, che è un vitigno aromatico a bacca nera (precisamente blu-vermiglio), a detta di molti forse una mutazione del moscato nero toscano; il vermentino; il rosso; nonché l’ ultimo nato, il “Rosato delle Ripalte”, prodotto da uve “aleatico”.

by Vera De Luca
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