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COLLIO GORIZIANO O COLLIO DOC.. e le cose buone del Friuli

COLLIO GORIZIANO O COLLIO DOC.. e le cose buone del Friuli

Autore: Gusto landia/martedì 28 maggio 2013/Categorie: Territori , Friuli V.G., Valorizzazione dei patrimoni eno-gastronomici

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Citazioni sulla coltivazione della vite si trovano relativamente al periodo dei Goti, dei Longobardi e del patriarcato aquileiese, dove il vino veniva riscosso quale tributo. Ma è dal 1600 che compaiono nomi come Ribolla e Cividino, Refosco e Corvino. Ancora oggi si utilizza la coltivazione a terrazzamenti (“roncs”) introdotta nell’800, con uno o due filari di viti per ogni terrazza. L’ampio ventaglio di uve corrisponde alle diverse zone di produzione:  dall’anfiteatro di Spessa dove è più caldo agli altopiani freschi e ventilati di Russiz Superiore, dal clima freddo di Plessiva che rende i vini delicati e freschi alla forte escursione della valle del fiume Judro, che dà ai bianchi intensità e persistenza di profumi.

Le tipologie sono: Collio Goriziano o Collio Bianco, Chardonnay, Malvasia, Muller Thurgau, Picolit, Pinot bianco, Pinot grigio, Ribolla, Riesling, Riesling italico, Sauvignon, Friulano, Traminer aromatico, Rosso, Cabernet, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Merlot, Pinot nero. Anche Riserva.
Vitigni:  Chardonnay, Malvasia istriana b., Muller Thurgau, Picolit, Pinot bianco, Pinot grigio, Ribolla o Ribolla gialla, Riesling renano, Riesling italico, Sauvignon, Friulano, Traminer aromatico, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Merlot, Pinot nero.

Abbinamenti:  antipasti magri, frutti di mare, minestre d'orzo e di verdura, uova, pesci di lago e di mare in umido (Bianco); insalate di pesce, minestre di verdura, pesci bolliti (Malvasia); crostacei e molluschi, pesci sostanziosi, uova, verdure (Traminer aromatico); salumi, minestre regionali corpose, pesce in umido, carni bianche con salse leggere (Sauvignon); carni bianche e rosse, cacciagione e selvaggina (Cabernet franc e Cabernet sauvignon); da meditazione, con ostriche, foie gras, formaggi erborinati o piccanti stagionati, pasticceria secca e cioccolato (Picolit).

Disciplinare:  approvato DOC con Dpr 24.05.68  (G.U. 178 -15.07.68) 


BROVADA DOP


Riferimenti storici testimoniano l’abitudine friulana di conservare le rape in vinaccia già nell’anno 1478. Del nome esistono alcune varianti locali originate dal longobardo breowan, cioè bollire, a conferma che questa lavorazione e l'impiego in molte ricette sono esclusivi dell’area circoscritta dal disciplinare nelle province di Gorizia, Pordenone e Udine. Anche l'altro ingrediente fondamentale, la vinaccia preferibilmente d’uva nera, è il risultato dell’interazione tra i vitigni rossi e il territorio. Anticamente ogni famiglia produceva la brovada per uso proprio e la faceva stufare a fuoco basso per ore con olio, guanciale, alloro e cotechino (muset), per renderla più nutriente.

Prodotto ottenuto attraverso la macerazione, la fermentazione e il fettucciamento dell’ecotipo locale di rapa bianca dal colletto viola (Brassica rapa L. var. rapa Hart), che presenta una radice di grandi dimensioni dalla singolare forma cilindrica, particolarmente adatta per essere grattugiata, un tempo solo manuale. Dopo la fase fermentativa nei tini per circa 1 mese, le rape vengono lavate con acqua e ridotte a striscioline dai 3 ai 7 mm (“taglio a fiammifero”). La polpa soda e succosa consente la produzione di una brovada croccante ed elastica con un giusto equilibrio tra sapore piccante e grado zuccherino, di colore bianco crema tendente al rosa o al rosato o al rosso secondo la vinaccia utilizzata. Il consumo è strettamente stagionale, fra ottobre e aprile, di solito con carni soprattutto di maiale arrosto o bollite o nel minestrone di fagioli.

Disciplinare:  Reg. UE n. 1119 del 31.10.11 (GUUE L 289 del 08.11.11) 


JOTA

 Tra tante minestre ricche di verdure della cucina regionale spicca questo piatto povero di origine slava, diffuso in Friuli e in Slovenia. Della ricetta, di cui Trieste e Gorizia si contendono il primato, esistono diverse varianti in relazione alla quantità di fagioli, alla presenza di orzo, all'uso di fagioli Borlotti di Carnia o di quelli  Lamon della Vallata Bellunese.

Ingredienti (per 4 persone):  500 g di crauti acidi (preferibilmente sfusi), 200 gr di fagioli, 4 patate, 2 foglie di alloro, cumino, 3 spicchi di aglio schiacciati, sale e pepe, olio, farina

Preparazione:  La sera prima mettete i fagioli a bagno in acqua fredda. In una pentola dorate nell'olio caldo 2 spicchi di aglio, poi eliminateli. Aggiungete i crauti e copriteli a raso con acqua, un pizzico di cumino, sale e pepe. Lasciate consumare a fuoco lento per circa 1/2 ora. In un’altra pentola cucinate i fagioli con il brodo vegetale e l’alloro, a fuoco lento per 45 minuti circa. Tagliate le patate a pezzetti, unitele al brodo e fagioli e proseguite la cottura per un quarto d'ora. Togliete dal fuoco, riducete il tutto in una purea omogenea e aggiungetela ai crauti preparati in precedenza. A parte, soffriggete in un piccolo pentolino il rimanente aglio in 1 o 2 cucchiai di olio, eliminatelo e stemperate nello stesso olio la farina, mescolando attentamente per evitare la formazione di grumi. A tostatura avvenuta, versatela nella minestra, aggiustate di sale e pepe e servitela ben calda accompagnata da crostini di pane.

fonte "DOC&DOP 50anni di qualità" Ed.Civin
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