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I pendii del buon mangiare

I pendii del buon mangiare

Autore: Gusto landia/mercoledì 22 ottobre 2014/Categorie: Territori , Lombardia

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Verdi colline punteggiate da castelli, torri e borghi medievali. Boschi di cerro e ontano nero accanto a uliveti e vigneti rigogliosi che si alternato a prati dove esplodono, in primavera, le fioriture delle orchidee selvatiche. Aree protette popolate da una cangiante avifauna e da una sorprendente varietà di specie vegetali protette, con l’eccezionale convivenza di essenze mediterranee ed alpine.
E’ un Chiantishire sconosciuto e per questo ancora più affascinante, incuneato nel fronte sud-orientale della Lombardia: le Colline Moreniche del Garda, un anfiteatro naturale che in territorio mantovano abbraccia i comuni di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Cavriana, Ponti sul Mincio, Monzambano e Volta Mantovana, questi ultimi tre ricompresi nell’area di tutela del Parco del Mincio.
Forgiato dal ghiacciaio dell’era Würm, che i massi erratici presenti nel paesaggio ancora oggi ricordano, l’anfiteatro morenico è un mosaico di delicati microequilibri rispettati dall’uomo, che con una sapiente opera ha ricoperto queste colline di vigneti  da cui originano vini DOC, IGT e IGP pluripremiati.

Tortelli di zucca, agnolini di carne e capunsei al burro fuso, riso alla pilota o con la psina, bìgoi con le sardele e maccheroni al torchio con lo stracotto d’asino: sono i primi piatti a rivelare il vero carattere della cucina delle terre del Mincio, fatta di sapori intensi e voluttuosi, che sono la sintesi tra i sapienti accorgimenti della cultura contadina e la geniale maestria dei cuochi di casa Gonzaga. Una sintesi ben testimoniata nelle  fuiàde, le tagliatelle all’uovo condite con il ragù d’anatra o la selvaggina: non mancano mai nelle feste popolari che animano i borghi sparsi sulle colline moreniche, ed esiste una loro versione più sottile da cuocere nel brodo di carne, magari aggiungendovi qualche fegatino di pollo.
Se si parla di carne, dalla pianura alle colline si parla di piatti opulenti a base di salame, cotechino, cicciole e il tradizionale gras pistà, da assaporare con la polenta. Se si parla di pesce, la tipicità per antonomasia nelle locande del Mincio è il luccio in salsa, prodotto agroalimentare tradizionale della Regione Lombardia nelle varianti luccio in bianco e luccio in salsa alla rivaltese, o alla maniera d Pozzolo.. Per chiudere in dolcezza, la sbrisolona è la torta che identifica il territorio, insieme all’elvezia, alla greca e alla torta di S. Biagio, prodotto DECO realizzato  con mandorle autoctone delle colline nei dintorni di Cavriana.
Sulle colline si trovano anche i fogassìn, dolcetti cotti sulla graticola ottenuti impastando farina bianca, strutto, zucchero, lievito, scorza di limone e vino bianco secco. Stessa cottura per i chisulìn, dolci o salati, ottimi come dessert nel primo caso e per arricchire i salumi nel secondo.

Ad accompagnare tante specialità, l’Alto Mantovano in particolare offre una carta dei vini ricca e variegata. Tra i rossi, i vitigni più diffusi sono il merlot e il cabernet, spesso assemblati in vini che richiamano lo stile d’Oltralpe e, non di rado, affinati in legno. Sta prendendo sempre più piede la vinificazione in rosato, per la produzione del chiaretto (del resto, il lago di Garda, dove questa tipologia impera, è a pochi chilometri).
Quanto ai bianchi, sui colli la fanno da padroni chardonnay, pinot bianco e pinot grigio, cui si aggiungono sauvignon blanc e garganega. Una produzione cresciuta soprattutto negli ultimi anni è quella degli spumanti brut, in gran parte a base di chardonnay e di pinot nero vinificato in bianco.
Ma per concludere il pasto, non è insolita la proposta di un vino passito, un prodotto dalla lunga storia ma riscoperto soltanto nell’ultimo decennio. Volta Mantovana, ogni fine aprile, dedica ai passiti anche una mostra nazionale annuale.
Estesi su più di mille ettari collinari, dal 1976 i vigneti delle colline moreniche sono riconosciuti con il marchio DOC “Garda Colli Mantovani”: si identificano i Doc Rubino e Chiaretto, il Bianco e i Garda con coltiva a bacca bianca e bacca rossa. Ricoprono una lingua di terra che corre da Solferino, Cavriana, Castellaro Lagusello, Volta Mantovana, Ponti sul Mincio e Monzambano, fino a Castiglione delle Stiviere, caratterizzata da un suolo argilloso, rosso, ricco di ferro e spesso calcareo e dalla presenza di pendii esposti al sole e riparati dai rigori invernali, attraversati dal fiume Mincio. La produzione vinicola in queste zone ha origini antichissime: le prime testimonianze dei “vini retici” – così denominati da Plinio e Virgilio - risalgono a ben 25 secoli fa

E' un intenso viaggio sensoriale lungo percorsi turistici ed enogastronomici inediti, tra oasi di natura, uliveti rigogliosi, vigneti colorati d’autunno e borghi raccolti e preziosi come piccoli scrigni:  è un percorso di scoperta che parte delle Valli del Mincio e risale, seguendo il Mincio, fino all’anfiteatro delle colline moreniche del Garda, ripercorrendo a ritroso il fiume Mincio nel suo armonioso fluire dal Garda alla città di Mantova, reggia dei Gonzaga.

 

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