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L’oro bianco di Arquà Polesine

L’oro bianco di Arquà Polesine

Autore: Gusto landia/venerdì 22 febbraio 2013/Categorie: Territori , Veneto, Valorizzazione dei patrimoni eno-gastronomici

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Arquà Polesine è un centro di origine romana ricco di storia. Una curva, "arcuata", dà il nome ad Arquà. Anticamente, infatti, Arquà era costruita sulla curva di una strada romana che attraversava il Polesine e che corrispondeva all'argine della Pestrina, un antico ramo del Po. In queste zone le strade venivano nella maggior parte dei casi costruite sugli argini per ragioni di sicurezza rispetto alle campagne spesso allagate. La località compare una prima volta in documenti relativi alla donazione di questo ed altri territori alla Chiesa di Adria, da parte del feudatario Marchese Almerico in data 938. Già allora il centro era importante per la sua posizione di controllo sulla Pestrina.

Nel 1146 Guglielmo III dei Marchesella, signore di Ferrara, vi fece costruire un castello per difendersi dagli Estensi, che già avevano mire sul Ferrarse e sul Polesine. Arquà passò poi sotto il dominio degli Estensi che si contesero con i Veneziani per diversi secoli il controllo di questo importante centro militare situato in una posizione di transito tra Ferrara e Venezia.
Nel 1482 i veneziani acquisirono definitivamente il castello ed il territorio di Arquà. Il periodo di dominazione veneziana fu pacifico e lavori di bonifica resero il territorio più fertile ed agevole. Il castello venne comperato dalla nobile famiglia veneta Diedo che lo restaurò ed abbellì con affreschi. Caduta Venezia nel 1797 in seguito all'invasione napoleonica, Arquà venne spogliata dei beni dei conventi e delle congregazioni religiose. Anche l'ospedale annesso all'Oratorio di Sant'Antonio, che ospitava pellegrini, poveri e malati, passò nelle mani dei francesi. Nel 1801 il territorio fu per lungo tempo allagato a seguito delle rotte dell'Adige e del Po.
Anche il dominio austriaco, iniziato dal 1815, fu duro per gli arquatesi: per cinquant'anni il Governo soffocò ogni aspirazione di libertà. Gli anni 1815, 1816 e 1817 furono tremendi anche per i disastri naturali: carestia, freddo e siccità resero ancor più misere le condizioni della popolazione. Un'altra alluvione colpì il paese nel 1823. Con il passaggio al governo italiano nel 1866 Arquà divenne Comune e i registri, prima parrocchiali, passarono al Municipio.
La rinascita del paese, all'insegna della nuova indipendenza, risultò lunga e difficile: calamità naturali, analfabetismo, latifondo, uniti ai lunghi anni delle guerre mondiali costrinsero la popolazione ad un livello di vita penoso. Soltanto con la pace che seguì l'ultimo conflitto, il paese comincio, a poco a poco, a crescere


 La coltivazione dell'aglio sembra risalire a circa il 3000 a.C. e risulta localizzata soprattutto in quelle zone del nostro continente con clima temperato. Galeno lo cita già come antidoto contro i morsi dei serpenti velenosi, ma nel corso dei secoli all'aglio vennero attribuite diverse virtù benefiche, tanto che venne utilizzato come pozione contro i malefici, come elisir di lunga vita e nella composizione di diverse ricette mediche. Ma oltre a queste supposte virtù, l'aglio trovò e trova tuttora largo impiego sulle nostre tavole, come ingrediente di primaria importanza.

L'aglio appartiene alla famiglia delle liliacee, vegetali che nella maggior parte presentano un bulbo, il quale altro non è che un breve fusto modificato dove le squame fogliari si sovrappongono l'una sull'altra e svolgono la funzione di immagazzinare sostanze di riserva utili al nutrimento della pianta. Nel caso dell'aglio il suo grosso bulbo sotterraneo è ricoperto da tuniche, nel cui interno stanno racchiusi numerosi bulbilli a forma di spicchi.

Nel Polesine,in provincia di Rovigo, l'aglio è una coltura assai diffusa e vanta una tradizione sia per la produzione che per la sua lavorazione prima della vendita. Storicamente la presenza di tale coltura la si rileva già nel XVI secolo. Anche per la commercializzazione l'aglio polesano ha visto nei secoli nella piazza di Rovigo un punto di riferimento, come riportato nell'Archivio Storico della Camera di Commercio di Rovigo.

Il fatto che la coltura dell'aglio si sia radicata nel tempo sul territorio del Polesine dimostra che la combinazione del fattore pedo-climatico dell'area e del fattore umano è risultata elemento fondamentale per l'affermazione di tale prodotto orticolo.

L'Aglio Bianco Polesano è una pianta con bulbi di colore bianco brillante uniforme, data l'assenza di striature di altro colore, di forma regolare e compatta, leggermente appiattiti nel punto di inserimento dell'apparato radicale. Le foglie, lanceolate e strette, hanno una colorazione verde/azzurra. La zona di produzione dell'Aglio Bianco Palesano DOP comprende diversi comune del Polesine.

La presenza dell’aglio nel Polesine si fa risalire ai Romani, i quali con le loro opere di bonifica e riassetto dei territori agricoli, hanno fortemente modi­ficato la conformazione idrogeologica dell’area. la coltura dell’aglio all'epoca è  una delle più diffuse  e perfino ricordata da Virgilio nelle “Georgiche”. Più avanti, nel periodo medioevale, il Bocchi negli “Annali Pollicinensi”, testimonia come agli abitanti di Rovigo fosse imposto di coltivare “l’alio loco bono” nei propri appez­zamenti. Arrivando poi al XVI° secolo, nelle pubblicazioni dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, si trova menzione della produzione di aglio come di un’attività di particolare rilevanza per la zona di Selva, designazione storica riferita ad alcuni comuni dell’attuale zona di produzione della DOP.

Nel corso dei secoli attorno all’aglio locale si è andata formando una notevole attività commerciale, che di fatto ha permesso a questo prodotto di entrare con ruolo da protagonista nel comparto economico, ed arrivare ad essere definito “l’oro bianco del Polesine”.

 

Spaghetti aglio e acciughe- ProLoco Arquà Polesine

Si trita dell'aglio(circa 4 spicchi a persona) e si mette in un tegamino con 4 filetti di acciughe sott'olio(una volta si usavano le sarde messe prima sotto sale e poi sotto olio),4 cucchiai di olio e si passa tutto a fuoco lento solo il tempo necessario a sciogliere le acciughe(l'aglio non deve abbrustolire !) .fatto...di solito basta il tempo di cottura degli spaghetti.

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