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IL MIGLIOR CHIARETTO 2011 PREMIATO DALLA FISAR

IL MIGLIOR CHIARETTO 2011 PREMIATO DALLA FISAR

Autore: Del.Fisar Siena Val d'Elsa/domenica 11 novembre 2012/Categorie: Gusto, Vino

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4.0

Il concorso Trofeo Molmenti si tiene a Moniga del Garda ogni primavera e vede sfidarsi i migliori chiaretti prodotti nella zona del Garda classico e nella neo-nata Denominazione Valtènesi. Quest’anno la Delegazione Fisar di Brescia è stata invitata a presiedere la giuria del concorso ed era composta da Marino Motta, Fabrizio Della Noce, Giampaolo Zuliani con la graditissima partecipazione di Marzio Berrugi .

 

Il concorso è stato istituito al fine di individuare il migliore chiaretto rispetto al maggior grado di piacevolezza tra i campioni presentati. Il Concorso Molmenti è considerato in Valtènesi un momento importante di confronto tra i produttori di una tipologia, il Chiaretto, che ha profonde radici e legami con la storia del territorio di appartenenza. Infatti il Concorso è stato intitolato ad un personaggio che ha scritto pagine importanti della storia locale e che merita, prima di raccontare lo svolgimento del Concorso, alcune note descrittive.

 


Pompeo Gherardo Molmenti nacque a Venezia nel 1852 e dopo la laurea in Giurispudenza continuò i suoi studi di lettere e storia dell’arte. Iniziò a scrivere da giovanissimo e continuò la produzione letteraria con una certa continuità soprattutto rivolta alla storia e alle arti della sua città natale. Alcune sue pubblicazioni ebbero una certa fortuna, “La Dogaressa di Venezia” per esempio fu tradotta anche in inglese così come la monografia “Antonio Fogazzaro”, con cui ebbe anche assidue frequentazioni, ottenne un discreto successo di critica e di pubblico. Pompeo Molmenti accompagnò il suo attivo interesse per la storia e le arti anche con una frenetica partecipazione civile. Fu più volte consigliere comunale di Venezia e dal 1889 deputato al Parlamento Italiano fino al 1909 quando venne eletto senatore della Repubblica. Il suo interesse per la storia dell’arte lo portò anche ad accettare l’incarico di sottosegretario alle Belle Arti nel 1919, un incarico quest’ultimo che lo vedrà attivissimo nella difesa della conservazione delle opere d’arte del nostro paese e promotore di numerose leggi a difesa del territorio. La curiosità e l’eclettismo del personaggio appare evidente anche quando, sposata Amalia Brunati, si deve occupare della tenuta della moglie di Moniga del Garda con i suoi quindici ettari di vigneti e olivi. Il suo interesse per la buona riuscita dei prodotti della tenuta benacense lo porta in Francia dove apprende alcune tecniche moderne di vinificazione e,suggestionato dal successo che i vini francesi hanno nelle Esposizioni Universali di fine ‘800, ritorna sul Garda per produrre un vino simile ai “claret” francesi. Una memoria dello scrittore vicentino Giovanni Franceschini del 1928 riporta: «L’ospitalità di Pompeo Molmenti era prodiga e affettuosa e agli ospiti non faceva mai mancare nulla, compreso il vino schietto della sua Moniga, il vino squisito di un colore vecchio rossigno di Bordeaux».

La nascita del primo chiaretto del Garda è ascrivibile all’anno1896 ed è ottenuto attraverso la tecnica dell’alzata del cappello, ma al di là delle date più o meno certe di produzione, è interessante notare come la nascita di questo primo vino rosato “codificato” con una tecnica ben precisa sia aderente alla nascita in quegli anni di altri numerosi vini “moderni”. Le due figure di “moderni” produttori a cui probabilmente si ispira Molmenti sono Bettino Ricasoli e Vittorio degli Albizi che, il primo nella sua tenuta di Brolio attraverso l’invenzione del Chianti e il secondo a Pomino con il Pomino bianco ottenuto attraverso la sperimentazione dei vitigni francesi, ricostruiscono la viticoltura toscana e italiana proponendo i primi vini moderni che si impongono nei concorsi internazionali a Vienna nel 1873 e nel 1878 con la palma d’oro assegnata al Pomino bianco all’esposizione mondiale di Parigi.

Se da una parte il chiaretto della Valtenesi ha trovato in Pompeo Molmenti il “padre” autorevole dall’altra è sempre il territorio che determina quello scarto di qualità che differenzia i vini di pregio. Il territorio del Garda ,sulla sponda occidentale, in quel breve susseguirsi di dolci colline racchiuse tra la riva del lago e le colline che fanno da corona all’anfiteatro morenico, è determinato sia dal clima, con i tipici caratteri sub-mediterranei, sia dal terreno di origine glaciale. In generale si tende a dire che i caratteri tipici dei chiaretti della Valtènesi aderenti al territorio sono riferibili con i descrittori di “eleganza, delicatezza, freschezza e sapidità”. Questi caratteri così tipici li possiamo trovare anche nell’altro prodotto simbolo della Valtènesi, l’olio extra vergine d’oliva. Le note delicate e dolci, sorrette da un leggero fruttato caratterizzano l’impatto olfattivo degli oli gardesani e trovano coerenza gustativa nella delicata vena sapida che anticipa sempre un finale delicatamente ammandorlato. Il pesce di lago trova in questi oli il giusto e delicato contrappunto e suggella una delle esperienze gastronomiche più interessanti che si possono fare sul territorio.

In particolare il clima è determinato dall’uniformità di temperature tra il giorno e la notte per l’effetto mitigatore del lago che, se da una parte penalizza la concentrazione aromatica nell’uva dovuta alle escursioni termiche, dall’altra garantisce nel periodo primaverile una perfetta fioritura. Le piogge sono concentrate nel periodo autunnale con un picco massimo nel mese di novembre mentre la ventilazione è caratterizzata dall’insorgere per tutto il pomeriggio dell’Ora, il vento caratteristico del bacino Benacense, che ha un effetto benefico sulla sanità delle uve . I terreni che compongono le colline moreniche del Garda sono composti dai detriti depositatisi durante il ritiro del ghiacciaio che ha dato origine al lago. Questi terreni sono chiamati incoerenti perché contengono un’ampia variabilità di elementi: limo e argilla nelle vallette alluvionali, sabbie e ciottoli, composti prevalentemente da calcari e rocce silicee, sui rilievi nelle zone di maggiore scorrimento delle acque. I vigneti coltivati su questi terreni sono disposti prevalentemente con un andamento nord/sud che segue la linea della sponda del lago e traggono beneficio da questo mix di elementi che favoriscono inoltre un ottimo drenaggio. I componenti minerali che vengono assorbiti dalle radici della vite, in particolare nei vigneti a migliore ubicazione, si trasferiscono così alle uve. La componente tipicamente sapida che contraddistingue i Chiaretti della Valtènesi prende origine da questi terreni e ne determina in maniera precisa l’approccio gustativo.

Il vitigno caratteristico della zona è il Groppello  e viene utilizzato nella produzione del chiaretto con i due biotipi, Gentile e Mocasina per un minimo del 50%. Nell’uvaggio, consentito dal disciplinare di produzione, possono concorrere per la restante percentuale anche altri tre vitigni tradizionalmente coltivati: Marzemino, localmente chiamato Barzemino, Sangiovese e Barbera. Il Groppello è il vitigno che identifica la viticoltura della Valtènesi ed è coltivato da almeno cinquecento anni. Le prime fonti documentate sono del Gallo nel 1550 e del Bacci nel 1596. Il nome deriva dalla descrizione morfologica del grappolo che risulta ad acini compatti e serrati e nel vernacolo locale il termine utilizzato per descriverlo è “grop” ossia nodo. E’ un vitigno tradizionalmente ostico nella coltivazione sia a causa della sensibilità alla botrite, per la costituzione del grappolo e per la buccia sottile, sia per la tendenza a una certa spinta vegetativa che tende a squilibrare il rapporto tra la superficie fogliare attiva e il carico di grappoli. Inoltre è molto sensibile alla variazione delle componenti del terreno che devono essere ben bilanciate soprattutto nell’apporto di potassio. I vignaioli della Valtènesi sono per questi motivi attenti alla scelta delle migliori particelle di terreno che devono avere un’ottima esposizione e ubicate nei canali di aria dove l’Ora del Garda può favorire la ventilazione costante. Nelle fasi di vinificazione bisogna prestare molta attenzione ai tempi di contatto tra le bucce,i vinaccioli e il mosto e, in fase di affinamento, a causa della tipica ma sottile nota speziata, i tempi e le scelte dei contenitori in legno devono essere molto oculate. Le tecniche di produzione dei Chiaretti della Valtènesi sono essenzialmente due: la prima è chiamata per “alzata di cappello” ed è quella tradizionale inventata da Pompeo Molmenti. Questa tecnica prevede che, dopo la pressatura, il mosto e le bucce rimangano a contatto per alcune ore fino a quando il cappello risale in superficie a causa dell’innesco della fermentazione quando l’anidride carbonica spinge le vinacce verso l’alto. I chiaretti prodotti con questa tecnica sono anche chiamati “i vini di una notte” poiché il tempo di macerazione corrisponde mediamente alle ore notturne successive alla vendemmia. I tempi di macerazione sono comunque variabili e i produttori devono essere bravi e attenti ad individuare il momento esatto della svinatura per ottenere la corretta punta di colore e quella piccola,ma fondamentale, percentuale di polifenoli estratti dalle bucce. Il tempo di macerazione dipende molto dall’andamento climatico dell’annata e dalle percentuali variabili dei vitigni utilizzati nel blend. La seconda tecnica utilizzata è quella che prevede l’impiego delle presse a polmone che, regolate a valori piuttosto bassi, spremono la massa delicatamente in ciclo continuo. In questo modo si ottengono dei chiaretti molto profumati ma leggermente meno stabili nel tempo alle ossidazioni.

Queste sono in sintesi le coordinate essenziali che definiscono il terroir della Valtènesi.

Al concorso hanno partecipato ventidue aziende del territorio e di queste, cinque hanno presentato due campioni ciascuna. Il Consorzio del Garda Classico aveva richiesto di premiare il chiaretto più piacevole, lasciando ai giurati la personale interpretazione del parametro. I giurati Fisar hanno interpretato il grado di piacevolezza in maniera più ampio e articolato rispetto alla semplice sinonimia piacevolezza-freschezza e facilità di beva.

La piacevolezza è stata innanzi tutto definita a livello visivo come riconoscibilità della tipologia nel preciso contesto territoriale della Valtènesi. Questo si traduce in un colore di leggera intensità con un tono definito come petalo di rosa che con il tempo virerà con delle delicate sfumature di rosa antico. La piacevolezza è stata poi definita nella fase olfattiva come valore più o meno accentuato di complessità della gamma di profumi. Anche in questo caso i valori  si devono collocare su una gamma di leggera intensità, con una buona finezza nell’espressione. I descrittori più riconoscibili e piacevoli partono dalla famiglia dei fruttati (fragola e lampone) su un leggero sottofondo minerale più o meno accentuato. La nota speziata tipica del vitigno groppello deve elegantemente comparire talvolta accompagnata ad una discreta presenza di erbe aromatiche o da una leggera componente di fiori rosa. A livello gustativo la piacevolezza è stata intesa come equilibrio tra le componenti morbide e dure con una leggera dominanza verso le componenti di freschezza e sapidità. In questo caso i campioni migliori devono dare una sensazione di verticalità con il centro bocca estremamente caratterizzato dalla componente sapida che, contrastando la componente alcolica, prolunga la persistenza aromatica intensa. Il fin di bocca deve essere caratterizzato da sensazioni di freschezza e con un finale delicatamente ammandorlato. La piacevolezza è stata poi anche definita come coerenza della produzione rispetto all’andamento climatico dell’annata 2011 che è risultata soprattutto nei mesi di Luglio e Agosto una stagione decisamente calda e asciutta. Per questo i valori organolettici devono presentare dei parametri leggermente spostati sull’intensità della tinta del colore, su una maggiore densità dovuta alla componente alcolica maggiormente presente, e ad una sensazione più marcata della rotondità del fruttato. In ultima analisi si può affermare che aver definito la piacevolezza attraverso queste linee guida ha di conseguenza anche tracciato le caratteristiche finali che il migliore chiaretto deve avere per essere definito un vino piacevole in abbinamento con la cucina del territorio: piacevolezza in questo caso si definisce come versatilità.

La degustazione dei vini ha preso avvio dopo aver definito le linee guida per la corretta valutazione dei campioni che sono stati presentati in forma anonima. I ventisette campioni presentati sono stati suddivisi in batterie da quattro campioni ciascuna e sono stati analizzati attraverso la scheda a punti Fisar. Questo ha consentito, attraverso la media dei punteggi di ogni giurato, di scegliere nove campioni che sono stati nuovamente degustati contemporaneamente in una batteria finale. L’analisi dei campioni finalisti è stata a questo punto effettuata attraverso il confronto diretto tra i giurati che hanno ulteriormente scartato tre campioni. Si è definito così un gruppo omogeneo di sei campioni che hanno portato, attraverso una ulteriore valutazione, alla individuazione del campione che presentasse i caratteri più spiccati di piacevolezza coerenti con le linee guida prima definite.

Il vino scelto per rappresentare il Chiaretto più piacevole dell’annata 2011 è risultato il Chiaretto Valtènesi Selene dell’Azienda Civielle di Moniga del Garda. Gli altri cinque campioni meritevoli di menzione sono stati i Chiaretti delle Aziende Marsadri, Monte Cicogna, La Guarda, Turina e Il Roccolo.

La giuria Fisar infine ha deciso di esprimere, attraverso il Presidente del Consorzio Sante Bonomo, l’unanime apprezzamento per l’alta qualità della produzione rappresentata dai campioni analizzati.

Giampaolo Zuliani
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