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MANTOVA: una storia tra acqua, terra e.. gusto

MANTOVA: una storia tra acqua, terra e.. gusto

Autore: Gusto landia/martedì 20 maggio 2014/Categorie: Territori , Lombardia

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Mantova è una città nata dall’acqua

Dai primi insediamenti umani databili a partire dal Neolitico (attestati dal ritrovamento recente degli Amanti di Valdaro), allo splendore della corte dei Gonzaga, a città fortezza francese e austriaca fino alla modernità del Novecento, Mantova ha sempre legato la propria storia all’acqua.
I cinque fiumi (Po, Mincio, Oglio, Secchia, Sarca) che solcano il territorio costituiscono una straordinaria rete di comunicazione, un sistema difensivo e una riserva alimentare quasi senza paragoni. L’acqua è presente fin nel mito della fondazione della città: Ocno, figlio di Tevere, approda sulle isole del Mincio dopo esser fuggito in nave da Tebe in Grecia con la madre, Manto, dalla quale il nome della città. Ocno secondo la leggenda fondò anche Madrid, che prese il nome di Mantua Carpetana. L’acqua ha determinato l’economia di Mantova fino ai giorni nostri, come nel passato, e potrebbe portarla a un futuro diverso, sfruttando la sua posizione geografica strategica, al centro di otto province e porto fluviomarittimo direttamente collegato a Venezia. Dall’acqua è nato tutto:
- i primi insediamenti;
- l’agricoltura;
- le materie prime d’eccellenza: il riso, la zucca, il melone, la pera mantovana, i pesci di fiume, di risaia, di fosso;
- le filiere agroalimentari;
- gli allevamenti: dalla filiera bovina e suina al caseificio;
- l’innovazione tecnologica e meccanica indotta dall’acqua, compreso il settore petrolchimico.
Quindi il tema di Expo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” è una opportunità unica per Mantova per mettere in luce la sua più grande risorsa naturale, connaturata al territorio e alla vita stessa: l’acqua.
Acqua come difesa e come via di comunicazione
Già al tempo degli Etruschi il porto fluviale del Forcello offre sul Mincio un prezioso snodo per il commercio dei prodotti che dal bacino del Mediterraneo arrivano fino al cuore della Pianura Padana e viceversa. Una costante, quella dell’utilizzo commerciale delle vie d’acqua che continua nei secoli successivi favorendo la circolazione di persone, cultura e merci. Ancora oggi il porto turistico di Mantova e quello merci di Valdaro (area logistica della città) sono i porti lombardi, sempre navigabili, più interni di tutto l’Adriatico.
Villaggio povero e insalubre alle origini, Mantova si è sviluppata come splendida e inespugnabile fortezza, al cui interno i maestri d’arte, soprattutto rinascimentali, hanno potuto elevare monumenti e realizzare opere d’arte di valore universale.
Acqua come paradigma di una città
Mantova assunse la sua configurazione attuale già nel 1190 quando Alberto Pitentino regolarizzò il corso del Mincio creando quattro laghi attorno al centro urbano. Questo era solcato da altri canali, di cui alcuni navigabili che rendevano Mantova imprendibile e, nell’aspetto, non dissimile a Venezia. La navigazione risultava fondamentale e permetteva di risalire dalla città fino al Santuario della Beata Vergine delle Grazie e proseguire oltre fino al Po attraverso Governolo (dove le porte del bacino si basano su un’idea di Leonardo da Vinci e dove ha lasciato le sue tracce il condottiero Attila quando incontrò papa Leone Magno). Consolidati i rapporti con Venezia, ingenti divengono i quantitativi di merci che scendono il Po verso Chioggia e la Serenissima. Un’idea grandiosa ripresa poi in epoca pre-unitaria da Pietro Paleocapa, Ministro alle Infrastrutture, che immagina Mantova come un moderno hub, ovvero un centro per lo smistamento di merci via acqua e verso il Brennero e la Svizzera.
Acqua come ricchezza
Abbondanza ma anche pericolo: prima della realizzazione del Diversivo del Mincio e di altri canali di bonifica, la città fu soggetta più volte alle inondazioni del Mincio e proprio i grandi bacini lacustri furono scelti per l’insediamento di un grande polo industriale. Ora la nuova sfida per Mantova è quella della bonifica degli specchi d’acqua, che si vorrebbero di nuovo balneabili, della fitodepurazione, della produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento dei salti d’acqua o tramite nuove tecnologie, della navigazione, del turismo, del supporto al settore agroalimentare. L’acqua come veicolo per la cultura, perché la città e il territorio continuino a esprimere le loro straordinarie eccellenze come nel passato.
Acqua come sistema di un territorio
Certamente la rete idrica fu funzionale allo sviluppo e alla ricchezza del territorio, che ha sempre presentato nomi straordinari capaci di esportare Mantova in tutto il mondo:
- Cornelio Nepote (Hostilia 100 a.C. circa - Roma 27 a.C.);
- Publio Virgilio Marone (Andes 70 a.C. - Brindisi 19 a.C.)
- San Longino (Lanciano - Mantova I secolo d.C.);
- Matilde di Canossa (Mantova 1046 - Bondeno di Roncore 1115);
- la dinastia dei Gonzaga (1328-1707).
E, accanto, un’ingentissima produzione artistica esaltata dalla presenza di molte delle figure più interessanti del Medioevo e del Rinascimento nei campi delle arti figurative, dell’architettura e della musica. A Mantova hanno soggiornato e lavorato maestri favoriti dall’illuminato governo della famiglia Gonzaga:
- Pisanello (Verona 1395 - Napoli 1455);
- Leon Battista Alberti (Genova 1404 - Roma 1472);
- Luca Fancelli (Settignano 1430 - Mantova o Firenze 1502)
- Andrea Mantegna (Isola di Carturo, Padova 1431 -  Mantova 1506);
- Giulio Romano (Roma 1499 - Mantova 1546);
- Claudio Monteverdi (Cremona 1567 - Venezia 1643).
La famiglia Gonzaga fa la differenza, non solo per gli artisti che è in grado di chiamare a Mantova, ma anche per le straordinarie personalità che in quattro secoli di storia è riuscita a esprimere. I numeri sono impressionanti: due imperatrici - Maria Luisa ed Eleonora Gonzaga - quattordici cardinali, tredici vescovi e persino un santo, San Luigi Gonzaga.
Singolare la figura di Isabella Gonzaga, nata Este (1474-1539): la prima donna del Rinascimento, assoluta e indiscussa. Stimatissima donna di governo e grande mecenate, Isabella riesce anche a dettare legge sulla moda del tempo - “specchio della moda” viene definita dai contemporanei - inventando infiniti accorgimenti negli abiti, negli accessori e nella cosmetica. Diffonde la moda del toupet, trova la formula di deliziosi profumi e sperimenta un antenato del dentifricio. È una delle prime grandi dame a portare i calençon, cioè le mutande, e in una divertente lettera a Baldassar Castiglione racconta proprio dello sprofondamento del palco dove lei si trovava insieme ad altre signore le quali “fecero un bel vedere che erano senza calzoni; noi per fortuna li avevamo”.
Il governo della famiglia Gonzaga è, per l’epoca, di straordinaria liberalità, soprattutto per quanto ha saputo esprimere nei rapporti con i propri sudditi. Sorprendente le opportunità che gli ebrei hanno di valorizzare la loro cultura a tutto tondo: nella cucina, nelle arti e nei saperi. Emblematica la figura di Salomone Rossi (Mantova 1570-1630); e significativa l’attività degli stampatori ebrei attivi nel territorio. Nella letteratura ebraica Mantova spicca soprattutto per la prima edizione del libro più importante della tradizione cabalistica: Zohar o Il libro dello splendore (Mantova 1558). Nel teatro si distingue Giuda Leone de’ Sommi (Mantova 1525/27-1590 circa), drammaturgo italiano e membro attivo della comunità ebraica di Mantova. Fu per anni anche il direttore della Compagnia degli ebrei della città.
Mantova non è solo arte, ma è anche storia dello sport, che raggiunge il suo momento più alto con la figura di Tazio Nuvolari, il Mantovano Volante. Un mito che in un decennio è riuscito a correre con le auto più prestigiose della sua epoca: Alfa Romeo, Ferrari e Auto Union e portarle tutte alla vittoria. Una vita vissuta sempre al limite, un uomo che ha fatto della vittoria e della velocità costanti della propria vita, uno stile che Gabriele D’annunzio, nel donargli la famosa tartaruga portafortuna, esprime con la frase “all’uomo più veloce, l’animale più lento”.
Insieme a lui, nel 1931, il mantovano Learco Guerra vince il campionato mondiale di ciclismo.
Acqua come innovazione

È con spirito innovativo che partiamo dalla storia millenaria della nostra città per mettere in luce, ma da una prospettiva inusuale, alcuni aspetti. Primo fra tutti il patrimonio culturale che ci è stato trasmesso dai Gonzaga, con l’approfondimento del “gusto”, che rappresenta al tempo stesso la moda, il design e la cucina alla corte dei signori di Mantova.
Già, la cucina.
La cucina mantovana è figlia della geografia, della storia e dell’economia di un territorio che in molti secoli di civiltà ha saputo elaborare felicemente un variegato ventaglio di piatti di terra e di acqua. Una mensa generosa e niente affatto monocorde, in cui la tradizione di una eletta comunità ebraica ha portato un ricco e raffinato contributo, ancor oggi molto apprezzato.
La cucina mantovana, anche con indispensabili e insostituibili contaminazioni con quella padana, dà l’esatto valore di quella “civiltà della tavola” che è sempre stata un fattore importante nella scala del progresso umano.
Mantova è una città che offre da secoli una meravigliosa civiltà conviviale, una città da sempre rappresentata da un forte binomio culinario: le dolci abitudini della tavola gonzaghesca e i buoni sapori semplici della cucina contadina.
Faremo in modo che questo binomio enogastronomico si sviluppi in un costante rapporto tra l’humus della tradizione a noi pervenuta e la continua ricerca innovativa.
Scoprire un “cuocere mantovano” con un occhio alla tradizione e un altro alla praticità e ai tempi mutati, senza dimenticare tutte le fonti che la tradizione ha formato: la cucina di corte - certo - ma soprattutto la cucina della campagna nei giorni di festa, quella dei conventi e quella ebraica.


fonte Mantova2015
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