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L’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA GARDA DOP

L’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA GARDA DOP

La coltura dell’olivo, presente nell’area Gardesana fin nell’età del bronzo, fu continuata dai Romani ed ebbe grande diffusione nel Medioevo.

Autore: Gusto landia/giovedì 16 ottobre 2014/Categorie: Territori , Lombardia

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La produzione dell'olio extra vergine di oliva Garda D.O.P comprende, in provincia di Mantova, i territori di Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Monzambano, Ponti sul Mincio, Solferino e Volta Mantovana. L’olio del Garda si caratterizza per le distintive note fruttate di lieve o media intensità che ricordano l’erba fresca, il carciofo, il fieno, le erbe aromatiche, il cardo: sapori che insieme si fondono in un gusto delicato con note di amaro e piccante percepibili in gola, arricchite da un retrogusto tipico di mandorla. Nell’area mantovana si distingue tuttavia un olio con caratteristiche proprie, che derivano dalla produzione di una varietà autoctona di ulivo denominata “Grignano”.
Il Garda D.O.P. vanta una ricca quota di vitamina E e composti fenolici, ma il dato comune è la bassa acidità. La normativa comunitaria europea stabilisce che, per essere olio extravergine d'oliva, la percentuale di acido oleico deve essere inferiore a 0,8, ed il disciplinare della DOP Garda prevede regole più severe e l'acidità massima ammessa è di 0,5.
Per il suo gusto delicato può essere abbinato a pesce di lago, pinzimoni, carni, stracchino, formaggi magri, carne salada, carpacci di carne e pesce, verdure cotte o crude, salse, bruschette, ma è ottimo anche per preparare dolci, sorbetti, gelato e tanto altro.

La coltura dell’olivo, presente nell’area Gardesana fin nell’età del bronzo, fu continuata dai Romani ed ebbe grande diffusione nel Medioevo. Molti monasteri dell’Italia settentrionale, tra cui S. Colombano di Bobbio e S. Giulia di Brescia, si rifornivano di olio del Garda soprattutto per l’illuminazione delle chiese e degli altari. Dagli inventari delle terre di S Colombano si evince infatti che l’azienda olivicola di Summolaco, vicino a Peschiera, produceva l’85% di olio di cui il monastero bobbiense disponeva annualmente, circa 1300 litri pari alla resa di 900 ulivi. Il programma dell’abate Wala di S. Colombano, che pianifica le risorse del monastero, riporta appunto “Garda deputavit ad oleum”

L’olio Gardesano nel Medioevo era destinato alle esigenze liturgiche di Vescovadi e Monasteri dell’Italia settentrionale e veniva esportato lungo le vie fluviali che collegano il Garda con la pianura padana. Il tragitto principale è quello che si snoda lungo il corso del Mincio e del Po per proseguire per i suoi principali affluenti.
Gli uliveti erano coltivati per lo più con manodopera servile e con giornate di lavoro obbligatorie da parte dei massari. Dai documenti risulta che i massari della corte di Soriasco nell’appennino pavese, appartenente a S. Colombano, dovevano recarsi a centinaia di chilometri di distanza , sul Garda, a raccogliere le olive.

Il polittico di Bobbio riporta inoltre che le navi di Comacchio transitanti dal porto di Mantova, snodo fluviale nel cuore della pianura padana, dovevano fornire al Garda, annualmente, “ad olivas colligendum storias XII”, cioè le stuoie da porre sotto le piante per la raccolta delle olive. Il trasporto dell’olio lungo i fiumi è svolto inizialmente da Veneziani e Comacchiesi , a cui si affiancano nel decimo secolo gli arimanni di Porto Mantovano. I punti di partenza di questo itinerario, secondo un diploma di Enrico II, imperatore del Sacro Romano Impero, del 1014, sono Garda , Lazise e Summolaco (Peschiera).

Documenti autorevoli confermano il legame delle colline moreniche mantovane con la coltura dell’ulivo. Nel 1786 il Gualandris pubblica “Dialoghi agrari tenuti in Cavriana l’anno 1786”. Cavriana è descritta come “piccola e ingrata parte del territorio mantovano”.  E  ancora “ è montuosa la sua situazione, poggiando su delle colline tutte formate di ciottoli”. Si compone di tre Dialoghi, di cui l’ultimo riguarda la coltivazione degli ulivi. Si tratta di una conversazione tra Rutilio, l’agronomo, e i contadini Francesco, Paolo e Giacomo. I contadini non vogliono più coltivare gli ulivi, in passato numerosi come dimostra la presenza di sei frantoi distribuiti in tutto il territorio cavrianese, a causa della tramontana, un vento freddo che li danneggi, per la rogna, per la scarsità di produzione e per il terreno arido e siccitoso.

Rutilio, con argute argomentazioni, dimostra che la loro posizione è sbagliata additando ad esempio la piantagione di ulivi che si trova a Monte Oliveto, oggi nel territorio di Monzambano ma all’epoca sotto l’egemonia veronese: “ma perché non vorreste che vi servisse d’esempio la piantagione di olivi che trovasi a Monte Olivetto, a quattro miglia da qui, sotto al Veronese? Sono pochi giorni che io fui a vederli e li ho trovati per la maggior parte carichi di olive, e prosperosi in modo che a guardare il terreno sembrerebbe impossibile”
Dall’intero dialogo si evince che l’olivicoltura delle colline di Cavriana e, presumibilmente, di tutta la cerchia delle colline moreniche mantovane è sovrapponibile a quella della Riviera Gardesana: stessi problemi di coltivazione, climatici, fitosanitari, stesse varietà di ulivo - oggi annoverate nel disciplinare della DOP Garda - stessi problemi politici legati ai dazi.

Perché visitiamo l’Olivocoltura Ferri?
L’olivicoltura Ferri si pone come continuazione e miglioramento di una tradizione che affonda le sue radici nei secoli passati. Con un’estensione di circa 2,5 ettari, l’olivicoltura si trova sulle colline di Monte Oliveto e di Monte dei Fiori, nei comuni di Monzambano e di Volta Mantovana, che rientrano nel comprensorio geografico denominato Garda Orientale. Piccola realtà aziendale a conduzione interamente familiare, si propone con un unico prodotto disponibile in quantità limitata ogni anno: un olio extravergine di grandissimo pregio, unico nella provincia di Mantova ad avere ottenuto una doppia certificazione, di prodotto biologico e di olio DOP Garda Orientale.
Le olive da cui si ricava questo olio sono espressione della cultivar Casaliva per l’80%, cui concorrono per la restante  quota le varietà Favarol, Trepp, Pendolino. Si tratta di olive raccolte rigorosamente a mano, selezionatissime nel tipo e nella qualità. L’olio è, alla vista, giallo oro dai riflessi verdi. All’olfatto, presenta profumi tenui e freschi, dai sentori di mela. Il gusto è delicato, armonico, fruttato, con sensazioni di mandorla dolce, con un lieve retrogusto piccante.
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