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Veneto: la strada del Prosecco

Veneto: la strada del Prosecco

Autore: Gusto landia/venerdì 1 febbraio 2013/Categorie: Territori , Veneto

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Percorrendo la strada del Prosecco DOCG, che da Valdobbiadene porta a Conegliano, che nel 1966 è diventata la prima in Italia dedicata ad un  vino, si incontrano numerosi tesori naturalistici e artistici risalenti a varie epoche: dall'aristocratica Villa dei Cedri di  Valdobbiadene all'elegante Villa Brandolini di Solighetto, dal borgo  di Rolle, tutelato dal Fondo per l'Ambiente Italiano, ai Palù del Quartier del Piave, dai  celebri cipressi della chiesa di San Vigilio all'Abbazia di Follina, gioiello dell'architettura tardo romanica.


Il territorio adagiato ai piedi delle Prealpi Trevigiane, in parte collinare ed in parte pianeggiante, nella zona dei vini bianchi, vanta origini antiche e  notevoli sono le testimonianze longobarde.
In epoca altomedievale, il territorio era costituito da due feudi: quello di Farra a oriente e quello di Credazzo a occidente. Quest'ultimo presentava un castello, risalente al IX-X secolo, di cui purtroppo oggi rimangono solo le torri di Credazzo, visibili tra i vigneti di Prosecco.

Sono  numerose  le ville venete e gli antichi oratori e chiesette disseminati su questi colli e nelle frazioni di Soligo e Col San Martino. In questa porzione Veneta  si possono compiere alcune semplici ed affascinanti passeggiate che in ogni stagione dell'anno offrono scorci e dettagli spettacolari,un occasione per ammirare il grandioso lavoro di terrazzamento e coltivazione a vigneto in questa terra, dedicati alla produzione del Prosecco.

Il prosecco nasce in uno spicchio di territorio veneto  dove le bellezze naturali e culturali si fondono con la storia di questo famoso vino; una terra ricca di boschi, di centri storici e antichi borghi che da Valdobbiadene scendono, tra innumerevoli diramazioni e valli,tra distese di filari e cascine, fino a Conegliano, . Qui si parla d'uva e di vino e di una storia vitivinicola di oltre mille anni.

Tra i vari prodotti DOP che questo territorio offre troviamo La Casatella Trevigiana.

La lunga tradizione casearia che sottintende la lavorazione della Casatella Trevigiana, trae origine dalla produzione del latte e dalla successiva  trasformazione in formaggio da parte di molte piccole aziende agricole anticamente sparse sul territorio trevigiano. Le disponibilità spesso limitate di latte hanno fatto si' che sovente il  procedimento di  caseificazione assumesse forme di estrema semplicità. Il nome della Casatella, chiamata talvolta  anche casata a seconda della forma, sembra derivare dalle parole «casa» e «de casada» proprio in ragione di questa consuetudine di produrla nelle case con attrezzi rudimentali. 

La cucina di questo territorio è una cucina povera, rustica e semplice, legata ai prodotti della terra che per anni hanno sfamato famiglie contadine. Orti, campi e frutteti e qui sopratutto la coltivazione dell'uva, sono gli alimenti più importanti di una vita di campagna. 

La polenta, come in tutto il Veneto, la si puo' trovare condita in mille modi o come compagna di mille piatti. Il radicchio rosso, simbolo di Treviso, animali da cortile sapientemente cucinati, paste fatte in casa, salumi come la soppressa, il salame per tradizione, o l'"osocol" che col prosciutto e lo schienale, è tra i più pregiati del genere e si presta ottimamente ad essere usato, sia come prodotto crudo (affettato sottilmente), sia cotto.

Un'altro prodotto degno di essere ricordato è il radicchio rosso, chiamato anche "fiore d'inverno" la  cui coltivazione , secondo la tradizione, iniziò nella seconda metà del secolo XVI nel territorio di Dosson in provincia di Treviso.

Radicchio di Treviso con polenta e soppressa
C’è sul radicchio di Treviso una pagina magistrale di Giuseppe Maffioli, insuperato conoscitore di questi eccelsi doni invernali:
Il radicchio di Treviso e quello di Castelfranco Veneto sono l’estremo dono della terra, che, quando l’autunno si assopisce nell’inverno, dall’umiltà verdognola del campo, sommersi negli stessi umori della stagione in dissolvimento, si gonfiano in linfe trionfali che danno loro un coloro ed una consistenza impareggiabili…
Il rosso del radicchio di Treviso, con l’intera tavolozza di gialli, dei verdini, dei rossi, dei bianchi, degli ocra, nelle magnifiche rose del radicchio di Castelfranco, diviene (con i rigori dell’inverno) più dolce e più morbido.
E’ strano, ma nel radicchio di Treviso, dalla linea gotica slanciata, ed in quel di Castelfranco, dalle morbide volute rococò, sembra sintetizzarsi quasi l’antica anima veneta, dalle ancestrali osservanze religiose, dal profondo rigore morale, dalle speranze rivolte ai cieli, sino alla delicata contemplazione della natura, ed al gusto di aderirvi serenamente con una semplicità assoluta che diviene raffinato uso delle gioie che essa propone saggiamente ed onestamente ai sensi…


In una padella si scalda un velo d’olio e quindi si adagiano i cespi di radicchio, tagliati longitudinalmente in due parti, lavati ed asciugati, insaporiti di sale e pepe, bagnati col vino e si portano a cottura mantenendoli molto morbidi. Intanto sulla piastra, o in un’altra palella, si portano a cottura le fette di soppressa, bagnandole con qualche goccia d’aceto.Si mettono in un piatto caldo due cucchiaiate di polentina bianca fumante, fiancheggiata dalla fetta di soppressa e sopra una porzione di radicchio di Treviso e si porta subito in tavola.
Si usa oggi come antipasto, ma se si aumentano di poco le quantità, diventa un ottimo secondo piatto invernale.

Il vino e questi prodotti rappresentano in modo superlativo la sua gente e questa terra  tra le più belle colline di questo comprensorio ricco di storia e simbolo di viticoltura eroica

 

 

aziende: Perlage Wines

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