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Toscana: San Gimignano.. tra Vernaccia e zafferano

Toscana: San Gimignano.. tra Vernaccia e zafferano

Autore: Gusto landia/lunedì 28 gennaio 2013/Categorie: Territori , Toscana, Valorizzazione dei patrimoni eno-gastronomici

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San Gimignano è famosa per le sue torri medioevali, una per ciascuna famiglia benestante.Per la caratteristica architettura medievale del suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità
San Gimignano sorse su un sito abitato sicuramente dagli etruschi, almeno dal III secolo a.C., come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici (soprattutto tombe) nel territorio circostante. Il colle era stato scelto sicuramente per questioni strategiche, essendo dominante (324 m s.l.m.) sull'alta Val d'Elsa.
Sulle pendici del Poggio del Comune (624 m s.l.m.) sono presenti i ruderi di Castelvecchio, un villaggio di epoca longobarda. La prima menzione risale al 929.

Nel Medioevo la città si trovava su una delle direttrici della via Francigena, che Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse tra il 990 e il 994 e che per lui rappresentò la XIX tappa (Mansio) del suo itinerario di ritorno da Roma verso l'Inghilterra. Sigerico la nominò Sce Gemiane, segnalando il borgo anche come punto di intersezione con la strada fra Pisa e Siena.

Secondo la tradizione il nome derivò dal santo vescovo di Modena, che avrebbe difeso il villaggio dall'occupazione di Attila.

La prima cinta muraria risale al 998 e comprendeva il poggio di Montestaffoli, dove già esisteva una rocca sede di mercato di proprietà del vescovo di Volterra, e il poggio della Torre con il castello vescovile.
San Gimignano è soprattutto famosa per le torri medievali che ancora svettano sul suo panorama, che le hanno valso il soprannome di Manhattan del medioevo. Delle 72 tra torri e case-torri, esistenti nel periodo d'oro del Comune, ne restavano venticinque nel 1580 ed oggi ne restano sedici.
 La più antica è la torre Rognosa, che è alta 51 metri, mentre la più alta è la Torre del Podestà, detta anche Torre Grossa, di 54 metri. Un regolamento del 1255 vietò ai privati di erigere torri più alte della torre Rognosa (che all'epoca era la più alta), anche se le due famiglie più importanti, Ardinghelli e Salvucci, fecero costruire due torri poco più basse di quasi eguale grandezza, per dimostrare la propria potenza.
San Gimignano è una cittadina agricola famosa per la produzione vitivinicola della Vernaccia e la coltivazione dello zafferano. La Vernaccia di San Gimignano è uno dei vini bianchi più pregiati, viene prodotto in una ristretta zona della Toscana tra Siena, Pisa e Firenze coincidente con il territorio comunale di San Gimignano. Esso è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo ed è stato il primo vino italiano a ricevere il marchio di Denominazione di Origine Controllata (DOC) nel 1966.

Vernaccia di San Gimignano DOCG
La prima notizia storica certa sulla Vernaccia in Italia risale al 1276 anno in cui il Comune di San Gimignano istituì la gabella in ingresso ed in uscita per tale prezioso vino. L'origine del vitigno è incerta ma la coltivazione si diffuse rapidamente in Toscana, in Liguria e poi in molte altre zone d'Italia e la produzione sangimignanese divenne per presto rinomata per la sua qualità. Probabilmente la Vernaccia medievale era un vino bianco, piuttosto dolce ed alcolico tanto da assomigliare ai vini "grechi" che andavano di gran moda in quei tempi. La Vernaccia di San Gimignano trovò i suoi estimatori tra papi come Martino IV, letterati come Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio, potenti come Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico.
Ancora nel secolo XVII i versi di Gabriello Chiabrera, di Francesco Redi e di Michelangelo Buonarroti "il giovane" celebrano la Vernaccia di San Gimignano. "Bacia, lecca, morde, picca e punge" scrive quest'ultimo ne "L'Aione", nel 1643. Dopo un lungo periodo di decadenza la Vernaccia di San Gimignano è tornata ai suoi livelli originali grazie all'impegno dei vignaioli sangimignanesi che, costituitisi in consorzio, hanno ottenuto nel 1966 la prima DOC italiana e poi nel 1993 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita che fa oggi della Vernaccia uno dei migliori vini bianchi italiani.
La Vernaccia ha colore giallo paglierino con riflessi dorati che si accentuano con l'invecchiamento. Il profumo è fine, delicato con sentori fruttati e floreali in età giovanile. Con l'affinamento e l'invecchiamento sviluppa il caratteristico sentore minerale di pietra focaia. Al gusto è un vino asciutto, armonico, sapido. Caratteristico il sentore di mandorla finale. Si abbina al pesce, alle carni bianche, alle verdure, al prosciutto toscano, alla "ribollita" e con molti piatti estivi.

Lungo la strada del vino Vernaccia di San Gimignano, si incontreranno anche campi coltivati a Crocus Savitus lo Zafferano di San Gimignano. un  prodotto Dop.

Lo zafferano di San Gimignano
Molteplici testimonianze attestano nel tempo a partire dal sec. XIII l'origine del prodotto a San Gimignano. Al riguardo ricordiamo una delibera del Consiglio della Comunità del 1228 che autorizza il rimborso di un pranzo effettuato dal Podestà Gregorio e costituito da "uno chapone, una gallina et quatuor fercolis camium porchi et in ovis et pipere et croco". La qualità e rinomanza che fin dal 1200 ebbe lo zafferano di San Gimignano è documentata non solo da una significativa esportazione del prodotto verso altre piazze italiane (Pisa 1238, Genova 1291), ma anche dalla inedita direzione assunta dalla corrente di traffico verso i paesi orientali e africani.
 I guadagni che derivavano dal commercio dello zafferano erano talmente elevati da fare la fortuna di non poche casate, alcune delle quali - come si ricava da numerose fonti - decisero di impiegarli anche nella costruzione delle famose torri, tuttora motivo di orgoglio della città.
La raccolta dei fiori deve essere effettuata all'alba, quando ancora risultano chiusi e gli stigmi devono essere subito essiccati. Per ottenere un chilogrammo di spezia si devono raccogliere circa 150.000 fiori

Lo "Zafferano di San Gimignano" è costituito esclusivamente dalla parte di colore rosso aranciato, sottoposta a tostatura.

Come in tutta la provincia senese anche a San Gimignano si producono insaccati pregiati: la soppressata, la gota, il salame bastardo, le salsiccette e la frilza (arista insaporita e stagionata). Altri prodotti tipici: Olio
extravergine di oliva delle Terre di Siena Dop, Olio extravergine di oliva Toscano Igp, Prosciutto Toscano
Dop, Salame Toscano, Finocchiona Toscana, Suino Cinto Toscano, Miele toscano,e il famoso Pane Toscano, simbolo di questa regione. 


La cucina

La semplicità nel preparare e abbinare i prodotti tipici del territorio – dagli arrosti ai salumi, dalle zuppe agli ortaggi, dal rinomato olio al caratteristico pane senza sale – è la caratteristica distintiva della cucina toscana
Un tratto tipico della cucina toscana è la sua semplicità, che non vuol dire né povertà né improvvisazione. Non si dimentichi infatti che furono i cuochi al seguito di Caterina de’ Medici, andata sposa nel 1533 al figlio di Francesco I, il futuro re Enrico II, a portare in Francia il gusto per i piatti elaborati e a gettare le basi della più sofisticata cucina occidentale; e nel Seicento il matrimonio di un’altra Medici, Maria, con Enrico IV, ribadì i fasti della tavola. Ma le abitudini del Palazzo non si estesero alla Piazza, che continuò a coltivare una tradizione gastronomica di grande sobrietà.

Dalle pappardelle alla pappa al pomodoro, dalla ribollita alla carabaccia, per non dimenticate la trippa ed il lampredotto ..e i cantucci (piccoli biscottini alle mandorle) da mangiare a fine pasto, dopo averli inzuppati nel Vinsanto.


Crostini neri

L’antipasto per eccellenza con cui si inizia sempre un pranzo delle feste
Ingredienti: 300 g di fegatini, ½ bicchiere di vino bianco, ½ cipolla, 20 g di capperi, 5 fi letti di acciughe, burro.
Preparazione:Pulite i fegatini, togliendo il grasso e lavando con cura sia i cuoricini che i fegatini.    Tagliateli a pezzi e metteteli in una casseruola insieme a una noce di burro e  alla cipolla tagliata a fettine sottili. Dopo aver fatto rosolare per circa 10 minuti, aggiungete il bicchiere di vino bianco. Quando il vino sarà evaporato, tritate finemente  il tutto sul tagliere con coltello o mezzaluna. A questo punto rimettete il trito nella casseruola ed aggiungete poco brodo di carne per ammorbidire il composto quindi unite i capperi e i fi letti di acciughe tritati fi nemente e riportate il composto ad ebollizione per qualche minuto. Servite su fettine di pane abbrustolito con un filo d’olio extra vergine d’oliva.
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