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Il conciato romano fiore all’occhiello de “Le Campestre”

Il conciato romano fiore all’occhiello de “Le Campestre”

Autore: Vera De Luca/mercoledì 18 settembre 2013/Categorie: Territori , Campania

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 Sulla scia del  “Turismo Verde” si muove l’agriturismo “Le Campestre” di Castel di Sasso (Caserta), che considera l’agriturista un ospite di riguardo, che deve essere accolto direttamente dal titolare e dai suoi familiari all’insegna della professionalità, ben tenendo presente che la quiete della campagna e l’atmosfera rurale sono beni da tutelare anche con il concorso dell’ospite.

 Chi sceglie un’azienda agricola, come “Le Campestre”, lo fa per cercare tranquillità, genuinità e tipicità e potrà trovare sempre un punto di ristoro adeguato alle proprie esigenze e… soprattutto all’aria aperta. Agli ospiti saranno sempre aperte le porte della fattoria così da vivere una esperienza piacevole che permetterà di avvicinare chi vive in città al contesto del territorio tipico della zona, ricco di tradizioni rurali, di artigianato tradizionale, che si affiancheranno alle manifestazioni storiche e folcloristiche, alle sagre, ai musei della civiltà contadina, ai beni culturali dei centri e dello stesso ambiente rurale.

«Siamo nati in mezzo a queste colline del casertano, cresciuti con l’idea di evadere e di cercare fortuna altrove, l’abbiamo fatto! 

Ma dopo qualche tempo ci siamo ritrovati di nuovo in questa terra impregnata di sudore dei nostri avi, eppure tanto cara», queste le parole di Liliana Lombardi, che accoglie gli ospiti-amici del suo ristorante sempre con il sorriso sulle labbra e con tanta voglia di raccontare le sue esperienze che l’hanno portata a girare un po’ tutto il mondo. La natura non ha segreti per la famiglia Lombardi che durante la settimana è tutta dedita ai lavori nei campi e all’accudire il nutrito numero di animali. Il sabato e la domenica come per magia tutto è pronto per ricevere gli appassionati del buon vivere. «Al Nord, ci mancava il sole - affermano con orgoglio tutto meridionale Liliana e Franco - ci mancavano i colori di questa natura incontaminata, ci mancava la melodia dei nostri pascoli, l’eco del silenzio ed il profondo senso delle piccole cose».

Dal nonno Antonio la storia continua, si è passati così alla terza generazione, che vede Manuel prendere le redini dell’Azienda soprattutto  per  valorizzare la produzione del tipico formaggio conciato romano, che è diventato presidio Slow Food. A dimostrazione di ciò fa bella mostra di sè la bandiera sulla parete della sala camino dove soprattutto d’inverno è piacevole sostare, inondati dagli aromi delle erbe di montagna che bruciano sul focolare, per una chiacchiera, un boccale di vino rosso, l’ottimo Casavecchia in purezza, accompagnato da tocchetti di formaggio di capra, frittatine e salumi degni di nota (siamo solo all’antipasto).

E le pillole di saggezza non sono finite qui… Manuel ci parla del lavoro quotidiano che poi permetterà a noi di sedere a tavola nel weekend per assaporare in abbondanza tutto quanto è stato da loro raccolto e preparato.  Il ciclo delle stagioni è rispettato con rigore e la passione, la forza e la speranza non mancano di albergare in questo luogo, dove si arriva agevolmente dopo aver percorso l’autostrada Napoli - Roma, imboccando il casello di S.Maria Capua Vetere e poi inerpicandosi, attraverso una salita di quattro chilometri, in mezzo ai boschi fino a raggiungere questa oasi felice che è il Comune di Castel di Sasso, che ha la peculiarità di essere ricco di frazioni più che essere un comune a sé stante. Quando si arriva a “Le Campestre” poi si respira l’emozione di passeggiare e scoprire come lo sgorgare dell’acqua del ruscello, il vento tra le foglie, il suono dei campanacci siano il sottofondo ideale di questo panorama bucolico.

«Alla nostra terra noi regaliamo il nostro tempo - ci hanno detto un po’ tutti i componenti della famiglia Lombardi che abbiamo avuto il piacere di incontrare -   nutrendola con amore ci restituisce i suoi frutti, ancora più gustosi perché nascono dalla fatica quotidiana».

Non c’è che dire il noto adagio “a tavola non s’invecchia” trova qui la sua dimostrazione. A tavola non ci si potrà alzare senza aver assaggiato proprio tutto e vi assicuriamo che le scarpe di pirandelliana memoria non le abbiamo certo lasciate sotto il tavolo per sfuggire a questo ben di Dio…

E i piatti? Dal “pane nero” alla pasta fresca prodotti grazie alla farina integrale, ottenuta dal loro grano detto "Autonomia", rigorosamente impastata a mano, alla zuppa di ceci, fagioli e castagne "cotta int’ a 'na pignàtta  e creta ncopp o ffuoco", che rappresenta proprio in tutto e per tutto l’autenticità del vivere contadino fatto di ricordi, di sofferenza, di fame ma anche di un immenso calore familiare.

Un discorso a parte merita il Conciato Romano una vera esperienza antropologica.

 In questo caso si possono provare un insieme di sensazioni che investono il palato, solleticando le nostre papille gustative. «Il Conciato romano, che qui ebbe origine a seguito della dominazione romana e sannitica - ci dice Manuel - dopo anni (e forse secoli! )  di abbandono, sta conoscendo oggi un rinnovato interesse, tanto da essere diventato presidio Slow Food, unico della provincia di Caserta oltre ad essere stato incluso nell’elenco regionale dei prodotti tradizionali della Campania».

La zona d’origine e produzione è proprio il comune di Castel di Sasso, nella parte settentrionale della provincia di Caserta, e le zone limitrofe (comuni del Monte Maggiore), dove - grazie soprattutto agli sforzi e alla lungimiranza dei casari della famiglia Lombardi - è stata ripresa l’antica tecnica, già nota ai Romani e citata anche dal poeta Marziale, che consiste nel rompere a mano la cagliata e poi modellarla e salarla a secco e successivamente sottoporre il formaggio così ottenuto alla concia, al trattamento superficiale e alla stagionatura in orci di terracotta. Merito della famiglia Lombardi sta proprio nell’aver migliorato la ricetta della concia con l’aggiunta del vino Casavecchia che supera i 14 gradi.

 «La filosofia dell’Azienda - conclude Manuel - è del buono, pulito e giusto che è poi il leit motiv di Slow Food. La differenza tra un ristorante tradizionale e il nostro concetto di agriturismo sta proprio nel mangiare sano nel rispetto dei tempi che ci portano anche ad andare a tavola tutti insieme in un’unica grande famiglia».


   Vera De Luca

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