Il Geography Index 2025 dell’Osservatorio JobPricing mostra un Paese diviso: salari in aumento ma consumi penalizzati dall’inflazione e forti differenze tra Nord e Sud.
La Retribuzione Globale Annua media in Italia ha raggiunto i 32.402 euro, segnando un incremento del 3,1% rispetto all’anno precedente. I dati provengono dall’ultimo Geography Index Report 2025 redatto dall’Osservatorio JobPricing, che fotografa l’andamento dei salari in Italia dopo un decennio caratterizzato da una forte erosione del reddito reale. Se da un lato la crescita sembra confermare la ripartenza del mercato del lavoro, dall’altro i numeri sull’inflazione raccontano una realtà diversa: negli ultimi dieci anni i prezzi sono cresciuti del 20,8%, mentre le retribuzioni solo del 9,5%, determinando una perdita evidente di potere d’acquisto per le famiglie italiane.
Le differenze territoriali: il Nord corre, il Sud riduce lentamente il divario
Il rapporto evidenzia come la distribuzione dei salari sia tutt’altro che uniforme. Solo 7 regioni su 20 e 23 province su 107 presentano retribuzioni superiori alla media nazionale. Lombardia, Lazio e Trentino-Alto Adige guidano la classifica regionale, mentre Basilicata, Calabria e Molise restano in coda. A livello provinciale, Milano consolida la leadership con una retribuzione media di 38.544 euro, seguita da Bolzano, Trieste, Roma e Genova. Anche province come Bologna, Parma, Modena, Piacenza, Monza e Brianza, Brescia e Bergamo figurano nella fascia alta, a testimonianza della solidità del tessuto produttivo settentrionale. Sul versante opposto, province come Ragusa, Crotone e Cosenza continuano a registrare valori molto più bassi.
Eppure, il Sud mostra segnali di vitalità: tra il 2015 e il 2024 le retribuzioni sono cresciute del 12,8%, contro il 9% del Nord e l’11,7% del Centro. Questo andamento ha permesso di ridurre il gap salariale, passato dal 18,6% del 2015 al 14,7% nel 2024. Province come Reggio Calabria, Campobasso e Potenza hanno persino mantenuto stabile il potere d’acquisto, grazie a una crescita salariale in linea con l’aumento dei prezzi.
Inflazione e salari reali: la sfida per istituzioni e imprese
Il Geography Index 2025 sottolinea un nodo centrale: la crescita salariale, pur positiva, non riesce ancora a compensare la perdita di reddito reale causata dall’inflazione. Alcuni territori hanno subito contraccolpi particolarmente pesanti: il Veneto, ad esempio, ha visto gli stipendi crescere solo del 4,5% a fronte di un’inflazione del 21%, con un saldo negativo del 16,5%. Come spiegato da Matteo Gallina, Responsabile dell’Osservatorio JobPricing, le aree con una forte concentrazione di PMI manifatturiere restano indietro rispetto a quelle dominate da multinazionali e da settori ad alta redditività, come Milano e Roma. La sfida per il sistema italiano è duplice: da un lato garantire stipendi più competitivi, capaci di attrarre e trattenere competenze; dall’altro adottare politiche mirate a proteggere il potere d’acquisto delle famiglie, senza il quale i consumi interni rischiano di rimanere stagnanti.
Il quadro che emerge è quello di un’Italia in equilibrio fragile, sospesa tra la ripartenza dei salari e una realtà economica in cui la crescita dei prezzi continua a erodere i guadagni. Colmare il divario territoriale e restituire stabilità al reddito reale resta una priorità, non solo per il benessere delle famiglie ma anche per la competitività complessiva del Paese.