Carne cotta per cani e gatti: l’errore comune che mette a rischio la salute degli animali (ecco perchè)

Carne cruda travestita da cotta: il rischio nascosto nelle cucine di chi prepara pasti casalinghi - gustolandia.it

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Molti proprietari scelgono diete casalinghe cotte per i loro animali: ma cuocere bene la carne è una questione di sicurezza e salute.

Quando si parla di alimentazione casalinga per cani e gatti, una delle operazioni più diffuse è la cottura della carne. A prima vista può sembrare un gesto banale, identico a quello che compiamo per cucinare i nostri pasti. In realtà, dal punto di vista sanitario, cuocere la carne destinata agli animali domestici richiede attenzione, perché il confine tra “cotto” e “crudo” non è sempre chiaro. Una cottura insufficiente equivale di fatto a somministrare carne cruda, con i relativi rischi microbiologici e parassitari.

Perché si cuoce la carne e quali rischi si vogliono evitare

I proprietari danno molte spiegazioni sul motivo per cui preferiscono cuocere la carne. C’è chi lo fa per sicurezza alimentare, chi perché il cane apprezza di più il cotto, chi ancora per abitudine, preparando la carne per sé e per l’animale nello stesso momento. Non mancano i casi in cui la carne proviene da piccoli allevamenti familiari e non è sottoposta a controlli veterinari: in questi contesti la cottura diventa una precauzione aggiuntiva.

Dal punto di vista tecnico, i motivi principali sono due:

  • migliorare l’appetibilità della carne, soprattutto nei gatti che spesso rifiutano il crudo. In questo caso si tende a “scottare” il pezzo, lasciandolo rosso all’interno. Bisogna però ricordare che una carne così cotta va trattata come cruda, con congelamento preventivo e rigide regole igieniche;

  • sanificare l’alimento, ovvero ridurre o eliminare batteri, virus e parassiti che possono essere presenti nella carne. È questo l’aspetto centrale dal punto di vista della salute pubblica veterinaria.

Le fonti scientifiche raccolte dalla FAO indicano che la maggior parte dei batteri patogeni viene inattivata solo oltre determinate soglie termiche. Per esempio, l’Enterobacter resiste fino a 75 °C per tre secondi. Altri patogeni richiedono temperature ancora più alte. Per i cani e i gatti va considerata anche la Malattia di Aujeszky, legata al suino, che impone la cottura a 100 °C per almeno un minuto o a 80 °C per un quarto d’ora.

Non vanno dimenticati i parassiti, come la Trichinella, che muore solo a 60 °C mantenuti per due minuti, o l’Anisakis del pesce, inattivato a 70 °C per un minuto. Dati che mostrano come spesso la cottura “domestica” non raggiunga realmente i livelli necessari per eliminare i rischi.

La criticità maggiore è legata alla temperatura al cuore della carne, cioè al punto più interno. All’esterno i 75 °C si raggiungono facilmente, ma al centro, soprattutto in tagli spessi, la situazione è diversa. La carne conduce male il calore, e variabili come lo spessore, la quantità di grasso e la temperatura di partenza influiscono molto sul tempo necessario a raggiungere il livello di sicurezza. Per questo il colore non è sempre un indicatore affidabile: un pezzo rosato al centro può trovarsi a soli 55-60 °C, valore insufficiente per eliminare diversi patogeni.

Tecniche corrette e strumenti per una cottura sicura

La domanda che si pongono molti proprietari è: come capire se la carne è cotta in modo sicuro per il proprio cane o gatto? Il metodo più semplice e affidabile è l’uso del termometro da cucina, strumento economico che permette di verificare la temperatura interna del pezzo di carne. Una volta che il cuore raggiunge le soglie indicate per la specie e il patogeno da eliminare, si può considerare la cottura adeguata.

Chi non dispone di un termometro può basarsi sull’osservazione del cambiamento di colore. A 65 °C la carne perde il rosso vivo e diventa rosata, a 70 °C tende al marrone, mentre oltre gli 80 °C appare più secca e difficile da masticare. Per il pollo, ad esempio, la carne bianca deve risultare priva di tracce rosate al centro per essere considerata sicura.

Un modo pratico per velocizzare la cottura e assicurarsi che il calore penetri bene è tagliare la carne a dadini o macinarla. In questo modo aumenta la superficie esposta e il calore raggiunge più rapidamente l’interno. Va però ricordato che la carne macinata è più delicata: la superficie contaminata diventa parte dell’interno del prodotto, quindi richiede una cottura ancora più attenta.

Nonostante la cottura, la carne non può mai essere considerata sterile. Una manipolazione scorretta dopo la cottura o una ciotola non lavata possono reintrodurre contaminazioni. La cottura resta comunque il miglior sistema per ridurre drasticamente i rischi, mentre il sistema immunitario dell’animale si occuperà del resto.

Un altro aspetto da considerare è la perdita di nutrienti. Alcune vitamine idrosolubili e minerali si disperdono nell’acqua di cottura o vengono degradati dal calore. Per questo motivo, nelle diete casalinghe cotte, i veterinari consigliano sempre l’uso di integratori bilanciati che compensino le perdite e rendano il pasto completo.

La consapevolezza su questi temi aiuta i proprietari a gestire meglio le diete casalinghe. Cuocere bene la carne non significa solo cucinare: vuol dire ridurre rischi sanitari, proteggere gli animali da patogeni e garantire che una scelta apparentemente semplice non si trasformi in un problema per la loro salute.

Autore

Lorenzo Fogli è la voce curiosa di Gustolandia.it: racconta storie di cucina intrecciando sapori, tradizioni e innovazioni. Nei suoi articoli unisce il piacere della buona tavola a consigli pratici, trasformando ogni ricetta in un piccolo viaggio gastronomico.