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Botticino DOC

Botticino DOC

Autore: Gusto landia/mercoledì 24 aprile 2013/Categorie: Territori , Lombardia, Vino

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Fra il Lago di Iseo e il Lago di Garda, la provincia di Brescia vanta un territorio ricco e fertile.
Lo spiccato clima mediterraneo presente in queste zone favorisce la coltivazione di vitigni nobili e la produzione di vini prestigiosi come il Botticino DOC.

Le colline rocciose bresciane vantano una tradizione vitivinicola antichissima, testimoniata dal rinvenimento di alcuni reperti fossili della Vitis Silvestris, antenata della Vitis Vinifera Sativa, risalenti addirittura a 5000 anni a.C..

La storia delle comunità della Valverde risale al popolo autoctono dei Cenomani che si fusero con i Romani, i quali portarono le prime forme di civiltà e con essa la vite e l’uso della lavorazione della pietra che doveva poi, negli anni, assumere una grande fama sotto il nome di “marmo di Botticino”. Documenti storici attestano il commercio sin dall’800 di questa che è una delle più piccole DOC italiane per estensione delle sue coltivazioni e la cui produzione è favorita dal clima caldo della zona, dall’ esposizione favorevole e dal terreno composto di argilla e formazioni calcaree. L’origine del nome è incerta, ma lo stemma del Comune è sempre stato rappresentato da una botticella da vino.

Il Botticino, che prende il nome dall’omonimo paese, è venuto ad assumere nel tempo un ruolo chiave nell’economia locale, alimentando un fiorente commercio già’ prima del XIX secolo; nonostante ciò le potenzialità di questo vino rosso, raro e prezioso, sono state a lungo sottovalutate. In tempi più recenti alcuni produttori hanno sentito l’esigenza di salvaguardare la produzione e nel 1962 si sono riuniti in un Consorzio di tutela; nel 1968, con l’ottenimento della DOC , è stato finalmente riconosciuto lo stretto legame di questo vino con l’ambiente di produzione che, grazie alle particolari caratteristiche dei suoli ed al clima, permette di ottenere tipicità e corposità.
 
Di colore rosso rubino con riflessi granati. Odore vinoso e intenso (Botticino), intenso, pieno, leggermente etereo (Botticino Riserva). Sapore asciutto, armonico, giustamente tannico (Botticino), pieno, vellutato, di notevole carattere con eventuale leggera percezione di legno (Botticino Riserva). Titolo alcol. minimo 11,5% (Botticino), 12,5% (Botticino Riserva). Invecchiamento obbligatorio di 10 mesi per il Botticino, e di almeno 2 anni, anche in botti di legno, per la Riserva.

Va servito in calici per vini rossi giovani, alla temperatura di 16-18°C e va bevuto entro 2-3 anni dalla vendemmia. Il Botticino Riserva si apprezza pienamente dopo 2-6 anni di invecchiamento, con piatti molto strutturati e saporiti.
L’abbinamento più tipico del Botticino è quello con il famoso spiedo bresciano, o con antipasti di salumi saporiti, primi piatti al sugo di carne, arrosti di carni bianche e di maiale, cacciagione, polenta e uccelli, polenta con spezzatino, agnello alla brace, stufato di agnello e legumi.
Tipologie:  Botticino e Botticino Riserva
Vitigni:  Barbera 30-100%, Schiava Gentile (media e/o grigia) 10-100%, Marzemino (localmente denominato Berzemino) 20-100%, Sangiovese 10-100%, Altri vitigni a bacca rossa 0-10%.

Disciplinare:  approvato DOC con Dpr 19.04.68 (G.U. 140 -03.06.68)

Spiedo Bresciano

Lo spiedo bresciano è un piatto tipico  costituito da pezzi di carne di vario tipo quale maiale, manzo, pollo e coniglio, uccellini e patate infilzati su lunghi spiedi, dette ranfie, e messi a cuocere a fuoco molto lento in appositi forni rotanti per diverse ore, condendoli con abbondante burro fuso, salvia e sale.

Non si può parlare di spiedo tradizionale bresciano se non lo si accompagna con la polenta, un accostamento ormai naturale
La preparazione degli spiedi è detta spiedatura, e consiste nel predisporre secondo alcune regole i pezzi (o prese) in modo alternato sulle ranfie.

Usualmente, come primo pezzo viene infilata una fetta di patata alternando poi con foglie di salvia  ogni presa e all'interno dei pezzi di carne, e vicino agli uccellini si mette carne grassa, per mantenerli morbidi ed evitare così che secchino durante la cottura. Le prese non vengono pressate le une sulle altre, ma solamente appoggiate per evitare problemi di cottura non uniforme.
Secondo tradizione lo spiedo deve cuocere molto lentamente, almeno per 4 ore, per garantire che sia contemporaneamente morbido e ben cotto. Per la cottura si usano dei lunghi forni creati appositamente per la cottura di questa pietanza, costituiti da due supporti a tamburo rotanti sotto ai quali viene messa la fonte di calore e al di sopra del quale si trova un recipiente forato che copre tutta la lunghezza del forno.

La cottura un tempo avveniva a legna, ad esempio con legno d’ulivo o di vite.

Durante la cottura lo spiedo viene condito da un misto di burro fuso, grasso e sale che viene costantemente riportato dalla vasca di raccolta posta sul lato inferiore del forno alla vasca forata posto sulla sommità, che lo lascia gocciolare sugli spiedi sottostanti.

 

 

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