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Ecco come ti tarocco il pesce

Ecco come ti tarocco il pesce

Autore: Gusto landia/lunedì 24 febbraio 2014/Categorie: Info e News

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Sui siti specializzati di oncologia è possibile constatare come i tumori siano in aumento anche tra i giovani; addirittura alcune previsioni catastrofiche prevedono che nei prossimi 10 anni, si ammalerà di cancro un cittadino su tre.
Mai come ora, l’antico detto della Scuola di medicina Salernitana :”Noi siamo quello che mangiamo” può considerarsi attuale, visto che l’80% delle malattie sono dovute alla alimentazione.
Tutti quanti ci saremo sicuramente chiesti come mai 30-40 anni fa le persone si ammalavano di cancro molto raramente, mentre ora sembra quasi una normalità ricevere la notizia di qualche conoscente colpito da questa terribile malattia.
Una grossa responsabilità di quello che sta accadendo è a mio avviso da attribuire al modo errato di nutrirsi della società moderna, dove si va di fretta, si mangiano cibi precotti le cui sostanze nutritive sono ridotte, per ovvi motivi, all’osso e si cucina per guadagnare tempo con il microonde, che in pochi minuti distrugge tutte le vitamine degli alimenti (anche se nessuno lo dice), facendoci cibare di alimenti vuoti, privi di valori nutritivi.
Come se non bastasse, quasi il 100% dei prodotti alimentari in vendita nei supermercati sono arricchite di coloranti e conservanti che se assunti saltuariamente possono non arrecare danno al nostro organismo, ma se diventano un’abitudine giornaliera, portano nel lungo periodo inevitabilmente alla malattia.
Cosa dire, poi, della frutta e della verdura? Addirittura in base ad una direttiva europea di qualche anno fa è possibile far maturare artificialmente, con il gas etilene, anche alcune categorie di frutti definiti biologici!
Davanti a questi pericoli che tutti facciamo finta di ignorare, tanti consumatori si rifugiano nel pesce, sperando che almeno questo alimento non arrechi danni alla propria salute.
Anche in questo caso, però, la contraffazione è in agguato con i conseguenti pericoli per la salute.
A differenza degli additivi e dei coloranti presenti negli alimenti come il prosciutto, gli insaccati e i preconfezionati in genere, che comunque sono dichiarati in etichetta, parecchie sostanze utilizzate per i prodotti della pesca non sono dichiarate e, purtroppo, possiedono anche un discreto grado di tossicità.
Da anni, in Italia, i commercianti disonesti usano trattare il pesce con l’acqua ossigenata per ritardare la decomposizione e allungare la vita commerciale dei vari prodotti. Il fenomeno non dovrebbe essere isolato, visto che il Ministero competente ha emanato nell’Aprile 2010 una circolare che vieta espressamente questa procedura per il pescato.
La Circolare Ministeriale è la n°13093 del 29/04/2010, inerente al divieto di utilizzo di perossido d’idrogeno a contatto con il pesce destinato al consumo alimentare umano.
Nella circolare viene affermato con chiarezza che il perossido d’idrogeno, meglio conosciuto come “acqua ossigenata”, non essendo contemplato tra gli additivi alimentari autorizzati (ossia stabiliti dal D.M. N°209 del 27/02/1996 e successive modifiche), non può essere utilizzato.
Per “allungare” la vita commerciale dei pesci, però, il prodotto appena descritto è solo il male minore, visto che esistono altre sostanze molto più subdole e pericolose, che si sciolgono addirittura nel ghiaccio, divenendo irrintracciabili anche se si prelevano campioni per essere analizzati nei laboratori specializzati.
Una di queste è il CAFADOS, un prodotto che ha lo scopo di mascherare gli incipienti stati di alterazione dei prodotti della pesca . Questa sostanza viene mescolata al ghiaccio e pare non sia rilevabile nemmeno mediante analisi.
Il Cafados è salito agli onori della cronaca la scorsa estate, quando un’operazione dei benemeriti NAS, a Bari, ha condotto al sequestro di grosse partite di pescato trattate con questo prodotto chimico.
L´additivo veniva acquistato direttamente dalla Spagna prevalentemente tramite Internet. Per capire di cosa si tratta basta fare un giro su un sito di qualche multinazionale del settore: «Il cafodos ha un´azione sbiancante – scrivono – non aggiunge nessun tipo di odore o sapore. Niente».
Ma cosa comporta questa sostanza per la nostra salute?
Secondo ALBERTO Mantovani, tossicologo e ricercatore del dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell’ Istituto superiore della sanità, intervistato tempo fa su Repubblica, “il cafados è un additivo che viene utilizzato per un motivo principale: riesce a dare una freschezza apparente al pesce. Cioè esternamente l’ alimento sembra di primissima scelta mentre all’ interno marcisce”.
Sono chiari, quindi, i pericoli che corrono tutti coloro che si alimentano di simili prodotti.
Secondo lo studioso, «alcuni tipi di pesce, e in particolare il tonno, le sardine, le alici e più in generale il pesce azzurro, hanno un tipo di composizione proteica tale che quando non sono più freschi sviluppano istamina. Nel caso di utilizzo del cafodos può essere messo in commercio un pesce molto vecchio che ha quindi sviluppato altissime quantità di istamina. Quantità tali da essere potenzialmente anche molto tossiche per l’ uomo».
Questi sono i rischi che tutti noi corriamo:
«Può dare avvelenamento acuto, però non serio. Diciamo un’ allergia violenta. Certo nei casi di pazienti particolari, come per esempio i cardiopatici, i problemi possono essere molto più gravi».
Il pericolo che viene da internet
La cosa che colpisce di questa sostanza è che viene liberamente venduta su internet da ditte europee.
Recentemente, navigando sulla grande rete alla ricerca di sostanze simili, mi sono imbattuto in un sito spagnolo che vende una miriade di prodotti per “taroccare” ogni tipo di pesce, dalle aragoste ai salmoni.
La cosa che mi ha colpito è la sfacciataggine con la quale nel sito vengono pubblicizzati i risultati che si raggiungono con ogni tipo di pesce.
Dalle mie parti si dice che se si vuole nascondere qualcosa a qualcuno, occorre mettergliela sotto gli occhi e non la vedrà!
Il sito http://www.lab-dpa.es/ fa esattamente questo: è reperibile su tutti i motori ricerca.
Mentre il cafados è un prodotto chimico nato per impieghi diversi da quello di “taroccare” il pesce, nel sito spagnolo i prodotti chimici vengono pubblicizzati proprio per lo scopo per il quale sono stati creati.
A questo punto viene spontaneo chiedersi quanti siano i commercianti italiani disonesti che usano le sostanze vendute in questo sito.
D’istinto potremmo rispondere che i prodotti vengono sicuramente acquistati in nero e che, quindi, è quasi impossibile scoprirlo.
Pensandoci bene, però, un modo ci sarebbe, ed anche abbastanza semplice.
Basterebbe solamente che i NAS contattassero i loro colleghi spagnoli per un controllo delle fatture della società che gestisce il sito internet.
La società spedirà sicuramente in Italia con fattura (anche se poi, per ovvi motivi, il documento fiscale finirà nel cestino della spazzatura) e, di conseguenza, dovrebbe essere abbastanza facile risalire ai commercianti furbi italiani.

Come tutelarsi

E’ inutile nascondere che davanti a questo tipo di contraffazioni siamo tutti impotenti.

I prodotti chimici di nuova generazione sono praticamente irrintracciabili e l’unico modo per individuarli sono solo le perquisizioni delle barche e dei magazzini alla ricerca dei bidoni contenenti queste sostanze chimiche.
I sequestri operati dai NAS in Puglia lo scorso anno sono stati effettati dopo che qualche cittadino è finito all’ospedale.
All’epoca sotto accusa finirono alcuni stabilimenti di trasformazione in Puglia (Bisceglie, Gravina, Altamura) e a Ferrara.
Ma la grande preoccupazione è che il pescato venga “trattato” addirittura sui pescherecci.
Inutile è il metodo del controllo del cristallino, utile invece per scoprire la truffa del pesce scongelato spacciato per fresco.
Attualmente l’unico modo per contrastare questo fenomeno che mette a repentaglio la salute dei consumatori, è quello di individuare su internet tutti i siti web stranieri che vendono questi prodotti, e poi, attraverso le polizie degli stati interessati, acquisire le fatture delle merci spedite in Italia, individuando in questo modo tutti coloro che li utilizzano in maniera fraudolenta .

Pensandoci bene, questo è l’unico modo per contrastare questo mercato.

 


Autore: Piero Nuciari-

fonte Irvea

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