Il nostro non è un Paese senza futuro. Ci salveranno green economy, bellezza, capitale umano e sostenibilità ambientale

Siamo davvero un Paese in declino? Davvero la nostra competitività è in caduta libera, riservandoci un futuro ai margini del mercato mondiale? Oppure siamo vittime di pregiudizi duri a morire, mentre le performance delle nostre imprese, pur scosse dalla crisi, raccontano un’altra storia?

L’Italia è in crisi, una crisi profonda e drammatica. Ma non è un paese senza futuro. Fondazione Edison, Unioncamere e Symbola non ci stanno a sentir parlare di declino e a chi sostiene la tesi di un Paese che ha perso competitività rispondono con un manifesto per  sfatare alcuni luoghi comuni, che non aiutano a risolvere i problemi reali del Paese e anzi rischiano di aggravarli. Per riportare l’attenzione sui dati concreti dell’economia nazionale. E far pesare nel dibattito pubblico non solo le difficoltà dell’Italia - che purtroppo ci sono, sono pesanti e vanno affrontate con urgenza - ma anche le energie e i tanti talenti nazionali. Perché proprio da qui bisogna ripartire per uscire dalla crisi.

I dati riportati nel manifesto certificano che l’Italia non è una delle vittime della globalizzazione, anzi: ha profondamente modificato la sua specializzazione internazionale, modernizzandola e ‘sincronizzandola’ con le nuove richieste dei mercati. Nonostante la crisi -  mentre la recessione globale e l’austerità facevano crollare la nostra domanda interna, e con essa Pil e occupazione - le imprese italiane hanno registrato eccellenti performance sui mercati internazionali e il nostro export cresce: siamo uno dei 5 soli paesi al mondo con saldo commerciale per i manufatti non alimentari sopra i 100 mld$.

"Dobbiamo prestare attenzione al messaggio e alle richieste dei tanti protagonisti di questo made in Italy rinnovato, che - sottolinea Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola - stanno affermando un modello di sviluppo nuovo, ma perfettamente in linea con la grande vocazione nazionale: la qualità. La via italiana alla green economy, dove la bellezza e la sostenibilità ambientale sono fattori produttivi determinanti. Come la qualità della vita, la coesione sociale, il capitale umano, i saperi del territorio. E dove la cultura, sposata magari alle nuove tecnologie, è un incubatore d’impresa”manifesto al quale hanno già aderito esponenti del mondo economico e imprenditoriale".

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